La Critica politica - anno VI - n. 5 - maggio 1926

REGIONALISMO E PATRIOTTISMO 193 « Dei mali che ci ha arrecato I~ centralizzazione da cento e più anni a questa parte, dice Charles Maurras, quelli che essa non ha impedito, e infine i beni positivi che ha reso impossibili, i Francesi cominciano a saperne la somma. In Prussia il decentramento non ha arrestato una forma sola di progresso ed ha favorito tutti i movimenti di espansione nazionale. Della .Prussia da venticinque anni a questa parte noi abbiamo tutto registrato ; due cose ne abbiamo disdegnato : la bella e fiera costanza dei prussiani in una politica di interesse nazionale e il loro intrattabile sentimento provincialista. Tuttavia sono proprio queste due forze unite che hanno aiutato i vinti di Jena nella loro opera di rinascita. e È permesso ammettere, senza forzare il valore dell'argomento, che il nostro esercito in una ripresa di vita provinciale, troverebbe la sua fona morale assai accresciuta. « Pensate forse, disse un giorno Mistral, che la nostra armata sia divenuta meno patriotta e forte dopo _che il reclutamento regionale vi è praticato? Affatto. In provincia i nostri soldati sono lietissimi di vivere tra loro, di ritrovarsi con sottufficiali del paese che loro spiegano la teoria nel loro dialetto. La caserma è diventata per essi una specie di famiglia ; la nostalgia ed il suicidio sono calamità che il soldato non conosce più. « Ebbene, continuava Mistral, vorrei che questo metodo fosse esteso a tutte le forme della nostra vita sociale, che si lasciasse ogni provincia più largamente padrona dell'organizzazione della sua vita intellettuale ed economica, e che si des~e così agli uomini che vi nascono maggiori ragioni di amare il loro pezzo di terra e di rendirglisi utili attaccandovisi. « E noi stessi, se c'è permesso citarci, dicemmo a Bordeaux : ' ' nelle ore del pericolo, la forza del nome francese sarà sempre raddoppiata in virtù degli appellativi di Brettone, di Lorenese, di Alsaziano, di Girondino. Non paventate di aggiungere al sentimento nazionale il sentimento locale. Dat~ a ciascuno due patrie da servire: la grande patria, la piccola patria. E poi raddoppiate l'io individuale con un io più ampio : collochiamoci in un gruppo, in una associazione professionale, in una personalità morale che sia nostro interesse amare come noi stessi. « Agli uomini occorrono ragioni precise, tangibili d'amare il loro paese. La parola '' patria , , non deve essere una espressione metafisica ad uso degli oratori dei concorsi agrari, dei banchetti e della distribuzione dei premi. Tenete presente che pagare le imposte è un legame patriottico insufficiente. Il proprio paese non si amerà mai tanto se non prendendo contatto con esso, coli' appartenere ad una regione, a una città, ad una associazione nella quale si abbia il proprio ufficio modesto, la propria parte di responsabilità, liberandosi con ciò dall'isolamento di un essere irresponsabile e senza solidarietà, che crederà di essersi salvato completamente quando avrà salvato la propria pelle , , . « Infine, poichè noi consideriamo le conseguenze della decentralizzazione geografica e morale nei riguardi della situazione della Francia di fronte ali' estero, avete riflettuto all'appoggio che il nostro paese troverebbe in Europa in virtù di un tale principio ? ,. Biblioteca Gino Bianco . . .

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