La Critica politica - anno VI - n. 5 - maggio 1926

' . REGIONALISMO E PATRIOTTISMO 191 gli stessi inconvenienti, le stesse degenerazioni : gli aspetti e i fenomeni della crisi politica in Francia e in Italia sono su per giù gli stessi per quanto gli sviluppi e le conseguenze della crisi non si rassomiglino sempre. Dunque la parola è a Barrès. Vorranno i nazionalisti, vorrà l' on. Federzoni, dubitare delle sue intenzioni patriottiche~ Ebbene Barrès dirà loro che la divisione regionale della Francia si presenta come una necessità patriottica, in quanto giova alla Francia, e cioè al suo sviluppo, al suo progresso, alla sua ~igliore unità. Lo ~tatalismo, l'accentramento soffoca, dissolve la Francia. « La dominazione dello Stato paralizza attualmente la spontaneità di ogni associazione, e cioè dei gruppi locali e dei gruppi morali. I due mali di cui più gravemente soffre il nostro paese, è la rr1ancanza di vita locale e l'incapacità a coo~erare spontaneamente » (Il. p. 221). Per ciò Barrès, e i nazionalisti con lui, riprendono una vecchia formula che oramai, essi dicono, s'impone: « Al Comune, gli interessi comunali; alla Regione, gli interessi regionali; alla Nazione, gli interessi nazionali». E autonomia del Comune, e autonomia della Regione. Il decentramento non è affatto inteso da Barrès come semplice suddivisione delle funzioni amministrative, come decentramento burocratico, bensì come autonomia di fun - zioni e di attribuzioni. Barrès è insomma contro la legge unica, contro il rego. lamento unico, contro il Parlamento unico. «L'eguaglianza - egli afferma - non consiste nell'uniformità, come credono i nostri burocrati, mo in un eguale riconoscimento di necessità differenti. Le assemblee regionali regolerebbero il dettaglio dell'organizzazione comunale. Queste assemblee regionali, noi non le concepiamo affatto come semplici Consigli generali ad attribuzioni un poco più estese, ma come veri parlamenti locali» (Il. p. 224-225). E più avanti precisa: « Nell'organizzazione attuale il potere centrale è rivestito di tutti i diritti, e le attribuzioni delle assemblee locali sono limitate dalla legge; noi desideriamo, al contrario, che le assemblee locali possiedano tutti i diritti, e l'assemblea centrale solamente quelli che le saranno delegati dallo statuto costituzionale». (Il. p. 225226). E a chi vede un inconveniente per la saldezza dello spirito nazionale nel ristabilire le Regioni, secondo la tradizione e i vecchi nomi, Barrès risponde << La Normandia, la Borgogna, la Lorena, la Guascogna ecc. hanno una esistenza alt~ettanto legittima che la Francia » • « Il mantenimento dei nomi e delle circoscrizioni storiche ha forse nuociuto al patriottismo della Svizzera? Questo piccolo paese è il vero modello delle nazioni repubblicane » (Il. 227). Si è obiettato tuttavia, in Francia esattamente come in Italia: e l'unità nazionale? E qui la risposta di Maurice Barrès si fa appassionata, eloquente e sdegnosa. Giova riprodurla per int~ro e dedicarla a tutti coloro che riprenderanno in Italia tale argomento. Ascolti, on. Federzoni. « L'unità nazionale I Eccola l'obiezione che incontriamo sulla nostra strada, come l'avevano già incontrata i pubblicisti moderati della scuola di Nancy. Non è da oggi che lo si è detto : la calunnia delle intenzioni è sell'pre il mezzo più sicuro di screditare le nobili imprese. Degli impostori obiettano al nostro regionalismo che esso compromette la patria! Quale dileggio I Nella patria una e indivisibile, vogliamo Biblio eca G·no Bianco . ' ., I • '

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