174 LA CRITICA POLITICA è imprigionata la produzione nazionale; e dopo di loro « anche la classe dei contadini, dei mezzadri, dei fittaiuoli, dei braccianti comincia ad intuire la realtà economico-sociale in cui vive e soffre », Ebbene : bisogna non lasciar perdere queste importanti maturazioni politiche e sociali e convogliare il disagio sul solo terreno in cui esso può concretarsi e trovare una soluzione, « Solo così la rivoluzione italiana, in marcia da dieci anni, acquisterà quella concretezza storica che le darà un contenuto. Altrimenti resterà astrattismo sovversivo, convulsione, '\JociferaUo, sfruttamento di disoccupati e di avventurieri, campo di manovra per le successive transazioni dei ceti dominanti, e non diventerà mai conquista ordinata e cosciente dello Stato da parte dei produttori, lotta politica nel senso liberale della parola ». Ma perchè, .• Rivoluzione? C'è chi si spaventa delle parole. Questa, troppo spesso ripetuta negli ultimi anni e da ogni parte, dà a noia. E poi c'è della gente che comincia a diffidare delle novità, di tutte le novità comunque ispirate. Ammettiamo che il fastidio e la diffidenza hanno qualche ragione di essere. Ma nel caso del Mezzogiorno come lo presenta il Dorso. si tratta di un vero e proprio capovolgimento. I termini e gli elementi nei quali la questione meridionale si pose durante sessant'anni di Stato Uni- ' tario sono rovesciati. E una diversa realtà. E la sola realtà compatibile colla vita e l'avvenire d'Italia. E non si tratterebbe, no, dello « sfascio » come mostra di temere l'Ansaldo. E nemmeno del « tanto peggio tanto meglio > ! Si tratterebbe, invece, di tutto un popolo che nella vita nazionale incomincierebbe a camminare colle proprie gambe, senza dande, e senza elemosine. E che ci siano dei meridionali i quali pensino questo possibile, che abbiano cioè quella fiducia in sè stessi e nelle proprie forze che è mancata nel passato agli stessi migliori uomini politici del meridione, è già un segno che il rinnovamento è iniziato. Plaudiamo, dunque, allo spirito del libro ed attendiamo le opere. Biblioteca Gino Bianco EMILIO COLOMBINO: Per la pace poliUca e sociale in Europa - Milano, ed. de « La Rassegna Internazionale » - L. 3. ' E una memoria premiata nel concorso per la Pace. Se le altre memorie premiate valgono questa, bisogna ritenere che il concorso non sia stato una cosa seria. Il Colombino si è limitato a condensare nelle 5000 parole prescritte dal concorso, idee molto comuni, buone e cattive, su le cause della guerra, sul problema di nazionalità, su quello coloniale, sulla struttura politica delle nazioni, sugli ordinamenti militari. La sola cosa originale è il modo come egli pensa di risolvere nell'interesse collettivo europeo i problemi di carattere economico - ed è ciò, forse, che gli ha valso il premio. Egli pensa che, a fianco della Società delle nazioni si dovrebbero creare appositi Consorzi. Così la Società dovrebbe avere, insieme ad un Consorzio finanziario internazionale : 1. Un consorzio internazionale per le Colonie ; 2. Un consorzio internazionale per le materie prime (petrolio, carbone, ferro, grano, ecc.) per regolarne la giusta distribuzione e rompere i monopoli privati ; 3. Un consorzio internazionale per la trattazione di tutti i problemi commerciali ; 4. Un consorzio per regolare la navigazione e gli sbocchi marittimi. E in tal modo, insieme alla pace, l' avvevire economico delle Nazioni europee sarebbe assicurato. Per chi non lo sapesse Emilio Colombino, oltre a farsi propugnatore di tutti questi consorzi per l'Europa, s• è fatto pure autore e direttore d~ qualche conaorzio particolare per l'Italia. Se l'esperienza per l'Europa dovesse sortire come l'esperienza che abbiamo fatto in Italia con il Consorzio Operaio Metallurgico, povera Europa I Sarebbe senz'altro il fallimento europeo, Se non fosse che per questo consigliamo di ..•• ritardare l'esperimento. Ma Colombino non ha di tali preoccupazioni I
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