La Critica politica - anno VI - n. 4 - aprile 1926

156 . , LA CRITICA POLITICA ================================================== __-_-_-_-_-_-_- -_-_-_ di nazionalità che possa avere un valore, deve fondarsi sul fine di questa realtà, che· non è di natura, ma realtà essenzialmente spirituale. Ed è « nel fine comune - dice Mazzini - nell'idea che i popoli, sottomessi tutti alla Legge Morale, sono chiamati a costituire concordi l'unità dell'umana famiglia » che noi riconosciamo la nazionalità. Nazione non è dunque più un ~erritorio·da fatsi più forte aument_andone la vastità, ma veramente « un tutto organico, unità di fine e di !..1coltà, vivente d'una fede e d'una tradizione propria; forte e distinto dagli altri per una attitudine sociale a compire una missione secondaria, grado intermedio alla missione generale dell'Umanità>> (ivi, 164-5). Missione secondaria - notiamo - grado intermedio alla missione generale dell'umanità. · Già dicemmo come il concetto della nazionalità, come d'una missione, . non sia stato sempre inteso a dovere dagli interpreti e dai critici del pèn- . siero Mazziniano; in .fondo perchè non s'è distinto con sufficiente chiarezza dalle aberrazioni delle teoriche nazionaliste. L'angusto nazionalismo dinastico che dominò la politica del secolo scorso, il quale intende la nazione come un terrìtorio, proprietà del monarca, da ingrandire alla stregua di qualunque proprietà privata, è la forma più volgare e la più bassa di nazionalismo. La giustificazione di diritto divino lo riallaccia nondimeno a qualunque altra forma che la teoria nazionalista assuma. E questa è teoria che, quando vuol avere un qualche valore filosofico, come ad esempio si può derivare e si deriva dalla interpretazione letterale e dalla letterale ripetizione di Hegel, pretende di assegnare ad una nazione, quasi l'eletta da Dio per quel certo periodo storico, il compito di recare in atto la volontà provvidenziale, di s~rivere essa sola iR sanguigno la storia colla punta della spada, che flagella quanti popoli non si piegano sotto il giogo della sua potenza voluta da Dio. La confu~azione di tale teorica non richiede per la ragione gran somma di parole ; ad essa si deve domandare semplicemente come, su quale fondamento cioè, possa attribuirsi un valore unrversale, o ~ia un valore filosofico.Non altrimenti potrebbe essa tentare di soddisfare alla nostra richiesta che appellandosi alla trascendente imperscrutabile volontà divina: la teorica nazionalista, di qualsiasi veste di pretesa nuova filosofiavoglia a~mantarsi, appartiene al passato. Essa è conf~tata dai suoi primi principi e annientata dal pensiero idealistico. Non già il compito assoluto della storia può spettare ad una nazione, ma bensì una missione secondaria, come dice profondamente Mazzini, che sia grado intermedio alla missione generale della umanità. Il concetto di missione, sol che vi si rifletta un poco, non po- ' trebbe in verità intendersi in altro modo. E vero per tutti i popoli quanto è vero per- un popolo: « Non esiste che ·un sole nel cielo per tutta la Biblioteca Gino Bianco

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