La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

2 LA CRITICA POLITICA tirocinio che a ciascuno è indispensabile per dirige re gli affari propri. Noi abbiamo sempre pensato che la politica dovesse co nsiderarsi come una cosa molto seria alla quale non ci si dovesse mai avv icinare senza un minimo di cultura e di preparazione. E quando nell' immediato dopo-guerra vedemmo la rettorica e la coreografia invedere le p iazze e la cosci~nza del popolo ottenebrarsi, abbiamo tra i primi avvertito il pericolo della situazione che si andava preparando. E abbiamo perso nalmente sulle piazze resistito alla infatuazione delle masse illuse ed esalt ate ed abbiamo poi fondato questa rivista per contrapporre alla politica delle parole la politica delle cose, e cioè delle soluzioni possibili e necessarie ; alla l ibertà astratta la libe1tà concreta ; ai problemi del duemila i pro blemi dei nostri giorni. Questo, sopratutto, ci sembrò allora fosse necessar io : risuscitare la passione e l'amore per la vita locale, ristabilire tra il cittadino e gli affari dello Stato - troppo vasti e lontani - un nesso inter medio rappresentato dagli affari comuni più vicini a ciascuno, e perciò più facilmente comprensibili e controllabili, sui quali meno fosse possibile, per chè più diretto l'interessamento di tutti, il giuoco delle vanità personali, meno facile l'arrivismo, quasi automatica la selezione, nel senso della c apacità e della competenza, degli uomini destinati a trattare gli affari più grandi e complessi dello Stato. A distanza di cinque anni, non vediamo cosa de lle nostre opinioni, del nostro modo d'intendere la politica e i probl emi della vita del paese dovremmo rigettare. E percbè poi? Forse perchè la situazione dal giorno in ·cui fondammo questa rivista è profondamente mutata nelle cose e negli spiriti e siamo già avanti sulla via di nuove soluz ioni e di nuovi problemi, le nostre intenzioni sono esse divenute meno nob ili, meno degne di considerazione, meno ispirate a sincero desiderio di be ne? E perchè alcuni valentuomini che già diedero la loro entusiastica ades ione al nostro programma e hanno collaborato con noi su questa stessa rivis ta hanno mutato parere, forse anche perchè sinceramente hanno creduto ch e il bene della Nazione potesse trovarsi e raggiungersi per altra via, dovre mo noi rinunciare a pensare, come pensiamo, che le istituzioni locali son o indispensabili alla vita di una Nazione e che rafforzarle e svilupparle sig nifica rafforzare e sviluppare la Nazione ? Ma questa non è affatto una semplice supposizion e, non è una ipotesi: è un risultato della esperienza nost ra ed altrui antica e mo- ' ' ' derna ! E vero che ci sono in corso nuove esperienze, importanti e che potranno - come abbiamo detto - essere; in u no o in altro senso dec~sive.. Ebbene non i;ono le esperienze da fare ch e ci possono consi;liare di ~espmgere le esperienze compiute. Anzi v'è una r agione di più per seguire le nuove ed esaminarle e studiarle tenendo presenti le antiche, senza Biblioteca Gino Bianco

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