AFFERMAZIONI REGIONALISTE 293 presa dell'Atlante per la migliore riuscita della quale il congresso prese opportune deliberazioni sia per quanto ha riguardo alla sua compilazione quanto alla propaganda in favore di esso. Venne anche presentata al Congresso una relazione intorno alla costituzione di una Associazione fra i cultori di letteratura dialettale e gli studiosi degli usi e costumi regionali, come pure intorno alla pubblicazione di una rivista che dovrebbe esserne l'organo, raccogliendo materiale di tutti i dialetti d' Italia per riuscire a dare finalmente una chiara idea di tutte le forze e i valori letterari delle regioni italiane, anche nel campo dialettale, che pure ha tanta parte nel movimento linguistico della nostra Nazione. Il Congresso si occupò pure dei rapporti tra le scuole e la letteratura dialettale. Il dott. Eugenio Levi riferl sulla < importanza del diaietto nell'insegnamento secondario > e il prof. Lomi:>ardoRadice nell' < importanza del dialetto nelle scuole elementari>. Ci fu pure una <serata polidialettale > nella quale il dialetto veronese fu gustato attraverso la parola del poeta Berto Barbarani; per il Friuli lesse una sua prosa Dolfo Zorzut; per il Piemonte il poeta Nino Costa disse alcune sue poesie; per Bologna. Alfredo Testoni, resosi famoso in grazia della universalmente conosciuta <sgnera Cattaerina >; un sardo fece gustare la forte e rude parlata della sua isola; un< meneghino> rievocò Carlo Porta di cui disse alcune poesie. · Un Congresso riuscito insomma e che in tutti i presenti ha fatto sentire il bisogno di riconvocarsi. La prossima riunione, a Torino. < Il Folklore Italiano >. E passiamo dallo studio dei dialetti allo studio delle tradizioni popolari, meglio conosciuto col nome anglosassone di FOLKLORE. Anch'esso è dapertutto, in Europa e fuori di Europa, i~ piena fioritura. Segno che v'è una generale tendenza a ridare importanza - mentre le relazioni tra i popoli si estendono - alla vita locale. La quale sarà pure piccola, magari piccolissima, ma è phì intensa, più radicata al passato, elemento ad ogni modo indispensabile della vita più grande. L'Italia, ricca di memorie e di vestigia e per varietà di costumanze ammirevoli, non poteva rimanere indietro negli studi Folklorici. Abbiamo già segnalato di essi una notevole ripresa e annunciammo la pubblicazione prossima di una rivista col titolo < Il Folklore Italiano> diretto da Raffaele Corso. La pubblicazione è ora avvenuta. Il pri~o fascicolo, elegantemente stampato dalla libreria Tirelli di F. Guaitolini di Catania (abbonamento annuo L. 60, ·un fascicolo L. 20) Biblioteca•GinoBianco . . è ricco di lavori di carattere critico e di carattere descrittivo, di rassegne bibliografiche e, di notizie: corrisponde, cioè, alle promesse e costituisce una grata sorpresa per chi poteva pensare che questa pubblicazione dovesse costituire una cosa fredda e pedantesca. Le <Leggende dalmate su Diocleziano> di G. Marcocchia sono piene d'interesse, come pure i < Gridi dei venditori napoletani> di C. Caravaglios in un articolo· illustratissimo. Possono trovarsi pure in questo fascicolo una raccolta di< Canti politici del popolo veronese > e di <Canti religiosi di Cento >. Quanto al programma della rivista <esso si propone di suscitare l'interesse pubblico e generale per quel nostro patrimonio meraviglioso che, nei costumi e negli usi, nei canti e nei proverbi, nelle leggende e nelle manifestazioni artistiche, racchiude, in buona parte i primi germi da cui si vennero svolgendo la grandiosità e la bellezza morale del nostro incivilimento >. Raffaele Corso nel presentare la rivista osserva giustamente come <sebbene la vita popolare delle regioni nostre sia stata ripetutamente osservata nei suoi lari, nell'anima e nelle sue forme esteriori, nei palpiti e nell'economia degli atti e delle abitudini, pure non è ancora, nel suo fondo, sistematicamente conosciuta>. E aggiunge alcune considerazioni che ci piace riprodurre: <Non tutte le regioni dell'Italia - egli scrive - sono ugualmente, vorrei dire, degnamente rappresentate nel folklore, che è una parte dell'etnografia, propriamente quella che si rivolge allo studio del < vulgus >, il quale perpetua tra noi, nell'ambiente domestico, nell' intimità religiosa, nella vita di relazione, fasi di pensiero ed abitudini da lungo tempo sorpassate dal1' uomo culto ed evoluto. Esistono regioni e provincie, nella nostra penisola, che sono le terre vergini per il folklorista; altre che sfiorate appena dal soffio indagatore, aspettano la falce e il vomere; ed altre poi, che dopo la · raccolta messe, attendono l'opera della spigolatura. Vedete ? La stessa Sicilia, l' unica che fra le meravigliose nostre regioni del monte e del n1are vanti il Corpus delle tradizioni popolari, continuamente aggiunge nuova materia, talvolta cospicua, a quella radunata da ogni angolo con impareggiabile lena da Giuseppe Pitrè. E che dire di quelle regioni le quali possiedono ampie raccolte che invano aspettano di veder la luce ? Le Marche, la Romagna, la Basilicata, la Calabria sanno dell'esistenza di tali tesori che meriterebbero di essere sottratti alla incuria dei privati e deposti in uno speciale Arc:hivio, sull'esempio di altri Stati i quali, hanno costituito uffici folklorici adatti allo scopo nobilmente patriottico e altamente scientifico. -►
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