282 LA CRITICA POLITICA o non sono alla soglia dell'imbecillimento e della pazzia? E dove andrà l'Italia se costoro terranno nelle mani le redini dello Stato ? Ma c'è nulla di più italiano della democrazia? non siamo noi italiani che subito dopo il mille gittammo le basi della democrazia moderna col reggimento repubblicano comunale ? Fu più grande la Italia dei comuni o quella delle signorie ? chi pattul la nostra servitù perenne con lo straniero se non la chiesa cattolica? E in suo giudizio Iddio non volle che io minassi su Carlo Quinto e su Clemente Settimo. Il libero esame ci venne proprio tutto dal luteranesimo o Bernardino Telesio era ital[ano ? E Galileo Galilei era turco ? E G. B. Vico non rappresenta niente nel movimento della filosofia idealistica, anche prima che essa ci• venisse da ~~a~e? . Ma è inutile allineare degli interrogativi davanti al Sig. Soffici e compagni. Soffici è uno di quei tali spiriti insinceri che quindici anni fa si erano proposti di spaventare i borghesi con le loro pose di mangiatori di uomini crudi, di rivoluzionari a tutto spiano. Non erano che dei lacchè che giuocavano di gomiti. Costoro somigliano a certi barboncini o bassotti dalla voce grossa: a sen• tir/i abbaiare sembrano cagnacci fieri e coraggiosi; a vederli non sono che animali da cortile. Non bisogna prenderli in parola: cambieranno ancora di parere, PAOLO ARBATRELLI GLI ENTI LOCALI NELLA CONCEZIONE FASCISTA Il fascismo sta diventando sempre meglio un partito d'impeccabile logica. Non ne abbiamo mai dubitato. C'era chi, ricordando certe parole pronunciate da Mussolini nei primi giorni del suo governo, pensava che un forte potere centrale potesse accompagnarsi ad una riduzione dei compiti dello Stato e ad un rafforzamento degli Enti locali. Avviene, invece, precisamente l'opposto. E a togliere ogni dubbio e a fissare in modo rigorosamente preciso il pensiero fascista in materia di Amministrazioni locali viene ora la relazione su questo problema di Maraviglia e De l\i1arsico al Congresso Nazionale fascista che si è aperto a Roma il 21 corrente. La relazione afferma : 1) che la organizzazione degli enti autarchici non può essere considerata fuori della organizzazione generale politica amministrativa dello Stato e indipendentemente da quella ; 2) che non si può e non si potrà mai attribuire agli enti locali una personalità politica originaria e riconoscere in essi una potestà indipendente da quella dello Stato'; 3) che per le provincie come pei Comuni la potestà degli enti locali quando anche non possa considerarsi come espressamente delegata, deve considerarsi come potestà derivata; 4) che in dipendenza di tutto ciò la sola politica che si possa fare attraverso gli enti locali è una politica nazionale, conforme agli interessi deJlo Stato e secondo le direttive del Governo nazionale; e che per conseguenza è perfettamente giustificato il diritto del Governo centrale di sciogliere le Amministrazioni, qualora i poteri locali vengano sfruttati a fini politici contrari a quelli perseguiti dal potere centrale nell'interesse dell'intera collettivita nazionale. ibliotecaGino Bianco
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