La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

·270 LA CRITICA POLITICA sava, ma a tutti faceva capire che faceva la-guerra riservandosi di ritornare il giorno dopo, amico dei nemici, nemico degli alleati. "I diplomatici francesi e britannici tollerarono il giuoco durante la guerra perchè per vincere avevano bisogno delle carne da cannone italiana"; ma finita la guerra con la vittoria completa, non avendo più nulla da temere dalle ingenue tortuosità sonniniane, fecero duramente scontare all'Italia quell'attitudine di alleato provvisorio e di probabile nemico del dopo guerra che era stata la " furba " concezione del " sacro egoismo " A corsaire corsaire et demi. Al Congresso di Parigi « l' Italia era un antilope in un mondo di megateri e Sonnino manovrava invece" come se cavalcasse un megaterio in mezzo a un gregge di antilopi : non vedeva che il suo isolamento accigliato e minaccioso nell'Hotel Edouard VII non faceva paura a nessuno e provoca-ya le rappresaglie di tutti n· I risultati di questa "politica che fu fatta" sono troppo noti. Bissolati li prevedeva; non riuscendo ad impèdirli, si dimise da ministro. Quando volle spiegare in pubblico la politica di guerra e di pace che lui e Salvemini avrebbero voluto vedere fatta per il bene dell' Italia, si ebbero i ben noti incidenti al comizio della Scala di Milano. La democrazia si mostrò incapace di sostenere un suo programma. . Fra i democratici e socialisti d'Inghilterra, di Francia e d'Italia gli uni erano pacifisti, condotti da loro pessimismo a priori ad una inerte indifferenza verso i problemi della pace. Nulla fecero affinchè fossero evitati gli errori e le perfidie dei trattati. Gli altri, convertiti alla guerra, allucinati dal miraggio della union sacrée erano divenuti facile preda della propaganda nazionalista purchè impenacchiata con qualche goffa truccatura rivoluzionaria. "Il programma bissolatiano non diffettava perchè fosse .... meno realista di quello che ebbe fortuna nel nostro mondo ufficiale. Difettava, ed era questa la sua debolezza insanabile, perchè nè in Italia, nè fuori d'Italia, i socialisti e democratici avevano la preparazione di coltura necessaria per comprenderlo ed attuarlo n· Ma in Inghilterra e in Francia gli imperialisti hanno saputo raggiungere gli scopi a cui miravano: spartirsi territorii, in Europa e nelle colonie, assicurarsi monopolii economici, spremere contribuzioni o almeno promesse di ingenti indennizzi dal vinto nemico. È stato un uso sc_ellerato della vittoria e forse la preparazione di un catastrofico avvenire. Ma si può capire come anche le masse si siano, almeno per un momento, lasciate abbagliare da tale trionfo e da tale preda. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Non abbiamo riferito che una parte minima delle spiegazioni contenute nel forte libro di Salvemini sulla recentissima storia del nostro paese. Dovendo concludere, non sapremmo ancora che citare le parole scritte da Saivernini nell'agosto 1919: < In attesa che l'ora del ravvedimento suoni per tutti, nella tempesta delle menzogne e delle violenze che continuerà ad imperversare, noi continueremo a dire la parola della giustizia e del senso comune agli uomini di buona volontà. Serimus arbores quae alteri saeculo prosint n• ANDREA_ CAFFI Biblioteca Gino Bianco ·

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