La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

162 LA CRITICA POLITICA trali antidemocratici, quanto nel senso che dal '14 al '18, parallela e intrecciata alla guerra fra nazione e nazione, si svolse, più fervida che mai, nell'interno dei singoli stati belligeranti la lotta fra democrazia e antidemocrazia, della quale al cessar delle ostilità si scorsero poi gli effetti vari ed impensati. Per molti stati la sconfitta militare, trascinando alla ruina l'antidemocrazia responsabile del disastro, significò, nel campo della politica interna, la vittoria della democrazia (Germania, AustriaUngheria, Russia), per altri stati invece la vittoria militare segnò un rafforzamento dei ceti e dei partiti antidemocratiGi (Francia, Inghilterra). Cessata la guerra guerreggiata, man mano che si venivano scontando gli effetti delle sconfitte e delle vittorie, dappertutto, anche nei paesi neutrali, è riarsa la lotta interna, la lotta fra democrazia e antidemocrazia, e le vicende nei vari stati ne sono note : qui han vinto le forze antide1nocr~tiche (Russia, Italia, Spagna), là han vinto, o, per lo meno, resistono più bravamente le forze democratiche (Francia, Inghilterra, Germania). Dove han vinto le democrazie o, anche non vincendo effettivamente, son riuscite o far rispettare dagli avversari o ad imporre ad essi le essenziali istituzioni democratiche? dove il « popolo principe>, la borghesia, era più numerosa, più consapevole, più religiosa, più liberale nel senso vero della parola. Ora è importante osservare quale parte abbia avuto, durante la guerra, e più dopo la guerra, in questa lotta fra le due forze avverse, quella nuova forza politica che si chiama < proletariato organizzato }> : interessantissimo vedere a questo proposito quello che è successo nella culla di questa nuova forza politica, in Germania. Le cose del resto sono assai note. In Germania, durante la guerra e particolarmente nell' immediato dopo guerra, essendo la borghesia classica, i ceti medi, o fradici di nazionalismo, o < apolitici », quando la sconfitta ebbe sp·azzati via gli illiberali del feudalesi1no e scatenati gli illiberali dello < spartachismo >, il posto della borghesia tradizionale, il compito di creare uno stato democratico e di difenderlo volta a volta contro gli assalti degli autoritari di destra e di sinistra, fu assunto, con gli effetti che ognun conosce, precisamente' dalla èlite del proletariato organizzato : su questo nucleo ben presto si addossò per la resistenza buona parte della borghesia demo cristiana del centro e qualche sparuta pattuglia di democratici ; e l'Europa vide per opera di costoro sorgere nel suo centro, in luogo di una monarchia feudale, una repubblica democratica, che le elezioni del 5 di aprile, checchè ne dicano i troppo contenti nazionalisti e i troppo sgomenti liberali nostri, non hanno ancora niente affatto ridotta a sepoltura. Ora di fronte a questo fatto di un proletariato che, falliti i ceti m~di, effettivamente si addossa il compito tipico della borghesia storica, il compito di difensore della democrazia e del liberalismo, chi vorrà esitare a dire che i soc_ialisti maggioritari in Germania - come del resto i labuBiblioteca Gino Bianco

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