La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

260 LA CRITICA POLITICA incognita? - costituisca per i capi della predominante corrente il non poter dire, o meglio, il non poter dimostrare di aver per sè l'adesione e il conforto delle « masse > operaie. Ebbene: come ha risposto il mondo del lavoro a questi inviti? • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • In questa posizione che s'è andata facendo sempre più elevata e disinteressata quanto più s'è venuta mostrando lunga e difficile, il movimento operaio si è venuto sempre più alleggerendo di tanti meno degni elementi, e si è venuto sempre più educando ed affinando : ha imparato dalla lezione degli avveni1nenti che beni siano giustizia e legge. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Così vagliato e scelto, rannobilito, iniziato ali' idea dello Stato di giustizia e di libertà, assuefatto alla convivenza con gente d'altra origine, perseverante in una battaglia disinteressata e ideale, codesto proletariato che cosa è divenuto di fatto ora1nai in Italia? È divenuto, si voglia o non si voglia, una vera e propria borghesia, la nuovissima borghesia liberale italiana. * * * Questa definizione, lo so bene, è ostica a mòlti. Ostano alla sua pacifica accettazione anche da parte del proletariato stesso, anzitutto certe prevenzioni, che io chia1nerei « letterarie ~, come p. es.: il discredito in cui è caduta la parola < borghesia> e le infelici risonanze ch'essa suscita nella testa di gente, avvezza alla lettura di certi libri e giornali e all'audizione di certa eloquenza da comizio ; ma, se la questione non è che di parole, codeste prevenzioni saran facili a superarsi, e sulla parola, se mai, si potrà anche non insistere. Obbiezioni più importanti poi' a questa definizione si muovono da quelli che, per l' indole dei loro studi, sono avvezzi a incasellar variamente l'umanità secondo i moduli e le divisioni escogitate dagli economisti ; a costoro repugna di chiamar borghesi i ceti proletari, che, volere o no, sono sempre costituiti di ~ salariati >, mentre invece il nome di I < borghesia» compete esclusivamente a quelle classi politiche medie < che occupano una posizione mediana nella lotta economica e non hanno interessi nè puramente capitalistici nè puramente proletari }>. Per rassicurare gli « economisti » io, profano del resto a questi studi, credo di poter osservare che, quando si parla di politica, il criterio essenziale per distinguere ceto da ceto più che la condizione economica mi par che sia l'attività politica: per cui, nel caso speciale, la denominazione di borghese, sarà da attribuirsi, secondo me, ad una classe piuttosto che ad un'altra, non tanto in base alla sua vita economica, quanto in .considerazione dell'opera che effettivamente questa classe esplica a difesa ed incremento delle istituzioni demqcratiche e liberali. Del resto, anche BibliotecaGino Bianco

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