La Critica politica - anno V - n. 5 - maggio 1925

• 228 LA CRITICA POLITICA ticolarmente propizio per iniziare tale penetrazione) chiamatolo in causa, e penetratolo della coscienza dei suoi diritti, si sarà formato il più naturale ed adeguato consenso intorno alle questioni del mezzodì e si sarà segnata una linea definitiva fra la teoria e la pratica, fra lo studio e l'azione. Quale possa e debba essere tale azione non è qui il caso di indagare. Un piano concreto, un programma minuto, un atteggiamento definitivo rispetto ai singoli problemi della vita locale e nazionare potranno essere fissati solo quando si sia preparato il materiale umano per la realizzazione di essi. È però certo che, se sarà il pop_olo ad agire, e se il popolo sarà preparato ed indirizzato rettamente, un'azione, qualunque sia, purchè sia, (ideale o concreta, evoluzionistica o rivoluzionaria) non potrà non avere in sè i sacri germi del successo e del trionfo . . ETTORE LATRONICO LA PEREQUAZIONE DEGLI ESTIMI Il Ministero delle finanze continua a parlare di estimi perequati, e anche nelle istruzioni diramate per l'applicazione della imposta complementare si vanta di questa perequazione come di una grandiosa riforma. Chi vive nelle provincie ove vigono i vecchi catasti sa invece che la perequazione non ha perequato proprio nulla: le agenzie dellè imposte si sono limitate a moltiplicare gli antichi estimi in scudi o in lire toscane per certi coefficienti, e le vecchie ingiustizie sono rimaste. La vera perequazione non può ottenersi se non si rifanno i catasti. In alcune regioni d'Italia l'imposta fondiaria, che ha scarsa importanza per il bilancio statale ma ne ha grandissima per i bilanci dei Comuni e delle Provincie, è ripartita fra i proprietarii in base allo stato della cultura di un secolo fa; in un secolo le culture si sono trasformate radicalmente: terreni che erano'sodivi o boschivi sono ora coltivati a grano, a tabacco, a vigneto: terreni, che allora erano fertili, per l'innalzamento dell'alveo di fiumi sono peggiorati notevolmente. Malgrado queste trasformazioni radicali, l'imposta fondiaria continua ad essere ripartita in base a dati di jatto veri un secolo fa, ed oggi irreali, dando luogo a ingiustizie gravissime. Poderi di eguale produttività pagano imposte diversissi.tne, e ogni inasprimento delle sovraimposte fondiarie da parte dei Comuni o delle Provincie aumenta l'ingiustizia. Con questa sperequazione ogni tentativo di basare sugli estimi catastali le altre imposte (patrimonio, complementare, redditi agrarii) è destinato ad aggravare e perpetuare l'ingiustizia; ed è sommamente pericoloso che al Ministero delle Finanze non si abbia neppure la sensazione di questa ingiustizia e ci si illuda di aver tolte di mezzo le sperequazioni con le moltiplicazioni fatte negli ufficii catastali, anzichè con le indispensabili operazioni di campagna. · s·iblioteca Gino Bianco

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