, . . 356 LA CRITICA POLITICA inferiori. Ora, accenniamo qui vagamente a linee di generalizzazione, queste· categorie si riducono in fondo, agli effetti politici più larghi, a due: il reddito terriero e il reddito industriale~ È tra questi che la democrazia è chiamata a scegliere. E i suoi criteri di scelta saranno tre: da un lato la compatibilità della erosione del reddito con la sussistenza della classe cosr erosa; dall'altro la attitudine della somma di redditi trasferiti a soddisfarele esigenze delle nuove classi dominanti ; e infine, i vantaggi di natura politica e ideale che essa può trarre da una minorazione e da una compres-· sione imposta, sempre nei confini della libertà, ad una classe avversa. Ora i redditi. industriali sono stati, nell'immediato dopo guerra, dura-- mente colpiti. Quella che fu chiamata la finanza bolscevica ag\ sopratuttoai danni dell'econo~ia industriale. È ben vero che, ora, anche questa .ha beneficiato della reazione fascista, e, anzi, il fascismo sembra aver fatto della èlite plutocratica la propria beniamina. Però il regime di favore (sopratutto fiscale, non sindacale, per esempio) ha avuto anche un valore di correttivo, e, in questo senso, è valso a ristabilire un certo equilibrio con l'economia terriera rimasta sempre, dal punto di vista fiscale, invulnerata, o quasi (1). Gli stessi provvedimenti tributari i adottati verso di essa dal governo sono stati estremamente blandi. Essi, per giunta, sono stati recentemente· ancora alleviati, e questo senza pensare che alcuni altri, cqme l'abolizione quasi totale dell'imposta successoria, costituiscono un netto trattamento di· tl) Questa è una delle affermazioni più frequenti da parte dei socialisti e dei democratici ed è una delle meno esatte: chi la fa non tiene nessun conto della politica finanziaria degli entf locali, basata quasi esclusivamente sulle sovraimposte fondiarie, e degli aggravii portati con l' imposta patrimoniale, che mentre colpisce senza eccezioni la proprietà fondiaria lascia largamente· evadere la proprietà mobiliare. Le imposte erariali sui terreni e sui fabbricati sono rimaste pressochè invariate, nel loro importo nominale, e quindi per la svalutazione della moneta sono in realtà diminuite riducendosf ad appena un quarto ; ma le sovraimposte comunali e provinciali sono decuplate, e in complesso• la terra paga almeno sei volte quello che pagava prima della guerra. Analogo inasprimento hanno avuto le tasse comunali sul bestiame. Quando a ciò si aggiungano i nuovi oneri per i redditi agrari e per l'imposta sul patrimonio, si vede che gli oneri tributarii gravanti la terra, riportati in moneta oro, sono attualmente raddoppiati in confrontoal 1914. L'unico beneficio vero arrecato dal Governo fascista ai proprietarii fondiarii è stato quello- (non chiesto e non sentito) dell'abolizione della imposta di successione nel gruppo famigliare; tutti però hanno la sensazione che questa abolizione è un provvedimento destinato a durare-- molto poco, tanto l'imposta successoria appare tradizionalmente giusta. In ogni modo non può dirsi che abolendo quell'imposta si sia fatta una posizione di privilegio alla proprietà fondiaria:· anzi l' unica 'giustificazione del provvedimento De Stefani è quella di aver esentato la proprietà· immobiliare da un tributo, cui la proprietà mobiliare in gran parte sfuggiva. Quanto all'alleviamento dei tributi, cui il Fovel accenna, esso riguarda solo i contadini; l'ali-· quota dei redditi agrarii è stata per essi ridotta dal 7. 50 per cento fissato per il biennio 1923-24- , al 5 per cento. La revisione degli estimi catastali si è risolta in una beffa colossale, da cui possono derivare solo danni alla proprietà immobiliare: le imposte terreni sono ripartite in base ad accertamenti catastali, che risalgono in alcune provincie a un secolo fa e che non rispondono più alla situazione attuale, determinando sperequazioni gravissime fra contribuente e contribuente; era necessario procedere a una revisione vera di questi accertamenti, e invece il Ministero delle Finanze si è limitato a tradurre in lire italiane le antiche cifre estimali espresse in scudi, in liretoscane, ecc. lasciando immutata la sperequazione. Gli scrittori della Democrazia ignorano purtroppo tutte queste cose, con una incompren-- sione assoluta dei bisogni e dei reali problemi dell'agricoltura, e.... si lagnano poi _di non aver seguaci fra gli agricoltori, classe retriva e reazionaria! - (Nota della redazione). BibliotecaGino Bianco
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