La Critica Politica - anno IV - n. 7 - 25 luglio 1924

292 LA CRITICA POLITICA Gli uomini che vivono della politica nelle anti'camere dei Ministeri e nei corridoi di Montecitorio portano veramente il bacillo velenoso della passione di partito, e con questa si regolano. Il loro senso morale si oblitera e si annulla. in questa torva passione, fatta di odi e di rancori, tanto che la moralità della vita privata non viene .più tenuta in alcun conto e che nessuno si preocc~pa delle spese vol~ttuarie cui si abbandonano gli arrivati della politica. Quella scrupolosa correttezza e probità, che fu il vanto degli uomini politici della vecchia generazione vissuti e morti in onorata povertà dopo aver coperto posti importantissimi, non è più nei costumi delle generazioni nuove, o per lo meno non è più richiesta e voluta come. una pregiudiziale irreducibile p~r l'ascesa ai posti di comando. L'affarismo plutocratico e bancario, attraverso il giornalismo finanziato con inusitata e scandalosa larghezza, stende le sue insidie e le sue reti ai m~rgini dei pubblici p·oteri e dei grandi partiti; con l'arte della corruzione - or cinic~ or coperta - si sceglie i suoi servitori e i suoi strumenti nei diversi campi. Contro questa piaga, che può divenire cancrenosa se non si ricorra al ferro cauterizzatore, gli onesti di ogni parte hanno il dovere di porre mano ai rimedi eroici : le improvvisate ricchezze, gli allegri sperperi, i fastosi dispendii di gente che ieri menava vita grama non possonò essere tollerate con un silenzio complice, nè fra i dominatori di quest'ora nè fra i loro oppositori. La pregiudiziale morale va posta non come arma scandalista, ma come regola di vita. I socialisti, dopo la campagna dell'on. Ferri, abusarono nel modo più ignominioso degli scandali : se ne valsero in ogni circostanza, per mera speculazione elettorale e politica: tanto ne fu l'abuso, che gli scandali vennero a noia, e l'arma si spuntò nelle mani di chi l'adoperava. Era così vero che allo scandalo essi ricorrevano come a una sleale arma di concorrenza politica che casi di immoralità dichiarata si verificarono nel loro campo, senza provocare sanzione alcuna: basta ricordare le vicende del Consorzio minerario e i molteplici stipendii di cui qualcuno di essi usufruiva notoriamente, senza rimarchi, sia al centro sia alla periferia. Il discredito in cui lo scandalismo è giustamente caduto non può e non deve servire come lascia passare agli episodii di affarismo, che hanno un effetto disastroso sulla educazione morale del popolo. Corrotti e corruttori vanno inesorabilmente colpiti, ed è preferibile che ogni gruppo politico provveda da se alla bisogna, con rapide liquidazioni, con ine.sorabile rigore. Ed è tempo che la professione del reduce cessi : i combattenti (e io mi on-oro di esserlo stato) non hanno specifici diritti da far valere nè per impieghi nè per posti di comando : le decorazioni, le mutilazioni, per quanto gloriose, non sono titoli di competenza politica o professionale, non danno di per sè diritto nè a uno scanno consigliare a Peretola nè a un seggio a Montecitorio. L'Italia fu tutta in armi durante la Biblioteca Gino Bianco

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