La Critica Politica - anno IV - n. 2 - 25 febbraio 1924

80 LA CRITICA POLITICA ' tudine esagerata quando parlano _dei piccoli Stati. L'Europa ha lo stesso numero di nazioni ch'aveva çlnc·he prim~, seppure la guerra ha creato alquanti piccoli Stati. Ma proprio tale fatto significa che le aspirazioni nazionali sono soddisfatte e che è aperta ora, la strada verso la solidarietà e l' internazionalismo. È vero che l'Austria, la Russia e la Germania, erano solamente tre Stati, ma erano appunto questi, che opprimevano tutta una serie di popoli. E fu · questa oppressione, uno dei maggiori motivi per la guerra; perciò, dunque la cosidetta < balcanizzazione > dell'Europa significa un più alto gradino nell'evoluzione. È n·aturale che l'organizzazione interna dei nuovi Stati e dell'Europa in genere sia ·un problema estremamente difficile; tali difficoltà però si lasciano superare da sensati ed energici statisti ~ dai popoli stessi. Gli Stati Uniti d'Europa richiedono molta ponderatezza e fatica. Le difficoltà e le condizioni critiche di cui soffre l' Europa non si f armarono per colpa dei nuovi Stati, bensì per colpa dei cosidetti < Grandi Stati > di tipo imperialista. L' unificazione dell'Europa, completerà ed allargherà l' unificazione di tutta l'umanità. La guerra unì l'Europa con l'America e coll'Asia, rafforzò gli Stati anglosassoni e li avvicinò ai popoli dell' Estremo Oriente. La guerra aiutò i popoli a ricon9scere che tutti insieme farmano un'unità organica. La guerra fece sì, che il programma umanitario va rafforzandosi, così che è oggi anche il programma di tutti i migliori e più avanzati uomini, nei popoli tutti. Non vi può essere infine, altro programma fino al raggiungimento del benessere dell'umanità. Programma umanitario significa, buona relazione con tutte le genti, senza riguardo alla lingua, nazionalità e classe, allo stesso te1npo anche cosciente opera per la concordia dell' intera umanità. Questo programma sarà realizzato coll' unione de- .gli Stati d' Europa e v' è speranza che i popoli slavi, accordandosi tra loro, portino il loro contributo a tale realizzazione. Il problema europeo non è solamente problema d'-0rganizzazione, che è nel fatto un'azione meccanica. Si riorganizza quello che già esiste, si riorganizzano cose vecchie; oggi i popoli non devono solamente riorganizzare, ma più che tutto, creare. Ovunque, in tutte le pàrti, le vec- ·chie classi dirigenti, gli uomini vecchi devono cedere il p':)sto ai nuovi. Questo compito s' intende troppo spesso in un senso ristretto, unilaterale; quando si parla della riattivazione dei popoli e dell'Europa, si pensa generalmente al restauro politico ed economico degli Stati. Non intendo svalutare nè l'economia· nè lo Stato nel senso politico, quando dico che a tutti i popoli è necessaria dottrina e coltura e tutti devono ripetere ed imparare di nuovo, altrimenti, ciò che già sapevano. E non si tratta qui solamente dell'aumento e dell'allargamento del sapere e della ·scienza; il popolo tedesco aveva uno sistema scolastico di prìm' ordine e generalmente si diceva essere stato l' insegnante tedesco a vincere le battaglie per l_aGermania suL campi della guerra. Ma proprio questo irtBiblio.teca Gino Bianco

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