66 LA CRITICA POLITICA quale guidava alla vittoria g,li " eserciti scalzi cittadini "" Così si ebbe questo fenomeno: che i più ardenti "patriotti " eran coloro che auspicavano, ed in più luoghi facilitarono, l'invasione straniera. Invano i Principi fecero appello ai popoli, per la difesa del territorio italiano contro i barbari; meno qualche eroica eccezione nel Napoletano ed in Piemonte - a Napoli dovuta solo a fanatismo religioso ed in Piemonte ad un sentimento più piemontese che italiano ed a lealismo militare e dinastico - le popolazioni, <? erano indifferenti e trepide solo della loro tranquillità, o vedevano la causa della patria italiana nell'esercito francese invasore. Il sentimento di patria sorgeva nei cuori attraverso il desiderio di libertà. L'Italia non fu più la fredda espressione geografica e letteraria dei frugoniani, <lacchè la passione rivoluzionaria la infiammò dall' AIpi al mare. Essa divenne qualcosa di concreto, di vivo, che valeva la pena di essere amata e difesa; era cioè la "patria"' il territorio della libertà popolare, nemica dei tiranni paesani e stranieri, sorella di tutte le patrie ugualmente libere. La patria senza la libertà era inconcepibile, parola priva di senso. Patriotta, repubblicano, rivoluzionario, giacobino, eran tanti sinonimi, in quel periodo turbinoso in cui per la prima volta in Italia, spezzato ogni ceppo al pensiero, il popolo potè manifestare tutta la vitalità di cui era capace neqe piazze, nella stampa, nelle assemblee e negli atenei. Il poco tempo in cui sbocciarono e vissero la vita delle rose tutte le Repubbliche fiorite in seguito all'invasione francese, dal 1796 al 1804, con nomi diversi (cispadana, cisalpina, romana, toscana, partenopea, ecc.) fu un tempo d'ebbrezza per i " patriotti Jn - non scevro d'amarezze e di bru- ~chi risvegli, ma pur sempre pieno d' illusioni e di speranze. II 21 gennaio 1799 si festeggiava alla Scala di Milano il supplizio di Luigi XVI; e si cantò un inno del Monti che dice quali fossero i sentimenti dell'epoca. È la nota ode che comincia " Il tiranno è caduto. Sorgete - genti oppresse!" ecc. e contiene la magnifica invocazione alla libertà: Oh soave dell'alma sospiro, Libertà, che del cielo sei figlia! Compi alfine l'antico desiro Della terra, che tutta è per te. Ma tua pianta radice non pone Che fra brani d' infrante corone; Nè si pasce di mute rugiade Ma di nembi e del sangue dei re. Vennero poi le disillusioni. Mentre sanguinava ancora la ferita di Campoformio, le successive vicende napoleoniche, col Regno Italico e l'Italia divisa in f.eudi regi fra i generali e i parenti del Buonaparte, le spogliazioni, le violenze militaresche, ecc. finiron con l'aprir tutti gli occhi e mostrare anche ai ciechi che una guerra di conquista non poteva essere una guerra di libertà. Purtroppo vi fu chi s'illuse ancora, e sperò la patria indipendenza, contro il tiranno di Francia, dalla vittoria dell'Austria; e scontò l'orribile errore d'averne favorito il _ritorno con una schiavitù raddoppiata e più tardi col carcete duro dello Spielberg. Ugo Foscolo partiva per l'esilio disperato, e potea ripetere, maledicendo ., , BibliotecaGino Bianco
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