LA REGIONE NELLA SCUOLA 523 to cosl che' non tutta l'opera del Fascismo al Governo è meritevole di critica e che se quella particolare del Ministro Gentile sconvolge nella scuola molte cose - tanto da dover essere considerata da molti come un vero e proprio terremoto - altre pure ne crea di nuove e di buone. E noi gli osserviamo che non abbiamo mcii detto il contrario. C'è certo anche del buono e si potrebbe dire pure che è molto se... il cattivo non soverchiasse. E il cattivo non è già tanto nel genere delle innovazioni, quanto è nello spirito politico che guida tutta la riforma, e cioè nell'assurda pretesa di voler fare un istrumento a servizio del Governo della scuola ove s'è creato un dittatore che è sempre il Ministro chiunque esso sia (oggi Gentile, domani magari !'on. Lanfrancont), dove l'insegnante ha perduto ogni autonomia spirituale ed ogni facoltà d'iniziativa, dove quq,lsiasi ingerenza degli enti locali e cioè delle popolazioni direttamente ìnteressate al suo funzionamento e al suo sviluppo è escluso. Per scendere poi al particolare, la innovazione, in quanto riguarda la scuola elementare, chiede insegnanti per i .quali la s'toria, le tradizioni, i costumi, il dialetto, gl' interessi stessi della regione non siano cose indifferenti od estranee. Come potrebbe utilmente riferirsi alla storia, alla tradizione, al dialetto locale e servirsene didatticamente il maestro siciliano mandato a far scuola in Val d'Aosta, il piemontese in Calabria, il sardo in Toscana ? Da che la scuola venne statizzata e sottratta cosl ad ogni ingerenza delle amministrazioni locali, la scuola ha cessato di avere quasi ovunque un personale insegnante reclutato sui luoghi,, par-. ticolarmente adatto a tal genere di insegnamento. Ora la regione potrà entrare utilmente nella scuola solo quando nella organizzazione 4;i questa:, nella scelta degli insegnanti, nei criteri stessi con cui l'insegnamento è impartito sia tenuto conto, in modo particolare, degli usi, delle attitudini e delle esigenze locali. Ed è ciò appunto che da Roma sarà sempre molto difficile, se pure non impossibile. Ringraziamo, ad ogni modo, il Ministro di avere implicitamente riconosciuto la verità che noi andiamo da tanto tempo predicando: che per conoscere bene ed imparare ad amare l'Italia bisogna conoscere prima ad amare i luoghi nei quali s'è nato. Sviluppando, incoraggiando tale conoscenza e tale amore non si fa, no, opera poco patriottica! La storia, la vita, l'arte, la coltura di ogni regione sono un elemento indispensabile di quella più grande unità - spirituale, culturale, economica - che è l'Italia. A verto riconosciuto ufficialmente ed averlo posto come programma didattico per le scuole è già un gran passo. Ora è necessario fare gli altri verso la migliore attuazione pratica del I programma. Nel campo didattico mancano tuttora i mezzi adatti allo scopo; i libri, o il libro. Bisogna approntarli! Le istruzioni diramate dal Ministero della P. · I. parlano di un almanacco 'contenente, tra l'altro, insieme ai santi del calendario, le feste, le fiere, racconti, poesie dialettali. Un modello del genere Prezzo lini lo indica nell'almanacco per la Sicilia del Lombardo Radice. Noi vorremmo qualche cosa di meglio e cioè per ogni regione un volumetto in cui la storia, la geografia, l'economia, la letteratura, l'arte regionale trovassero una breve ed efficace illustrazione; un volumetto che fosse corredato di incisioni e di una o più carte geografiche e comprendesse l'elenco di tutti i comuni della regione con qualche rapidissimo cenno per ciascuno di essi, le divisioni amministrative, i dati statistici più importanti e altre indicazioni utili e magari l'elenco delle \ Biblioteca Gino Bianco ~ . .
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