la critica politica - anno III - n. 11 - 25 novembre 1923

LA CRITICA POLITICA * * * Ma questa ·dilatazione sconfinata del concetto di subprodotto ipernormale si risolve poi, sul terreno pratico, nella impossibilità di rilevarlo e,. conseguentemente, nelle interminabili controversie, che ogni proposito di razionalizzazione integrale dell'economia porta con sè. Talune combinazioni subproduttive sono, in un certo senso, evident per se stesse, come sarebbe la distruzione delle macchine da parte dei salariati, o la distruzione di parti del prodotto da parte del detentore; ed in tali casi l'antagonismo, tra l'incremento del salario e dèl profitto e l' incremento del prodotto, è rivelato dal conflitto di interessi che nasce tra i proputtori e i consumatori, e questo conflitto trova la propria espressione nel contrasto politico che ne scaturisc~. Invece là dove una azione politica condotta sotto le franchigie della libertà non li dichiara, ci si trova di fronte a' problemi intrinsecamente controversi, non solubili con i criteri tecnici e inappellabili del maximuni di produzione. Vediamo il caso generalissimo. Fra latotalità del consumo, in un certo momento, e la totalità del prodotto, in quell' istesso momento, v'è un irrimediabile contrasto: l'interesse della produzione futura coincide, infatti, col minimo consumo attuale e con la più alta capitalizzazione; mentre, viceversa, l'interesse dei consumatori coincide, manif~stamente col massimo consumo. Come trovare qui un criterio puramente economico di decisione? Così dall'incremento artificioso dei guadagni dei percettori di redditi, consegue certo, immediatamente, un subprodotto; però, nel contem- _ po, si libera un capitale che può ridiventare produttivo e entrare, anzi, in una combinazione più produttiva di quella a cui è stato sottratto. Non diversamente si comporta il salario: il quale, accrescendosi oltre misura in forza delle coalizioni operaie, determina un subprodotto ; ma determina anche quella elevazione generale delle classi lavoratrici, che è alla sua volta una delle: condizioni per raggiungere, in un secondo tempo, un più alto coefficiente di produzjone. Lo Stato medesimo, nell'atto che elimina un subprodotto, ne suscita un altro: così, ad esempio, quando occupa in lavori pubblici una massa di lavoro disoccupata e determina il rialzo del salario anche in imprese, in cui la produzione massima coincida col massimo impiego di capitali tecnici. E, in linea generale, le interferenze della sottoproduzione appaiono così complicate, nello spazio e più ancora, nel tempo da sfuggire a ogni meditato calcolo utilitario, e da rendersi intelligibili e riparabili soltanto attraverso la dichiarazione e la composizione operate dai gruppi e dalle forze che hanno interesse a eliminarla. L'adozione della riforma razionale propugnata dal Loria non può essere tradotta in atto che ad una condizione: che, al di sopra, dei diversi interessi antagonisti fra di loro e tutti in istato di antagonismo col massimo prodotto, si elevi un'autorità sovrana in materia di economia, che giudichi di tutti i conflitti e imponga le proprie soluzioni. Ma chi designerà questo gruppo di arbitri supremi, che dovrebbero essere estranei a tutte le classi e superiori ad esse? Sotto un certo aspetto la soluzione affacciata dal Loria, e che si risolve in una specie di dittatura economica scientifica, è quella stessa che tenterebbero di applicare i gruppi politici e tecnici dominanti oggi nel nostro paese. Però è molto difficile, :per non dire faltro, che essa Biblioteca Gino Bianco·

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