la critica politica - anno III - n. 8-9 - 25 settembre 1923

VILFREDO PARETO 339 E vi si sarebbe trovato lo stesso se, per caso, gli avvenimenti avessero portato in alto altre forze. Perchè ? Appunto perchè egli si preoccupava di vedere ciò che c'era piuttosto· che d'indicare ciò che ci dovrebbe essere, di conoscere l'andamento medio e generale dei fenomeni economici e sociali e non quello di fermarsi ai movimenti particolari di ciascuno di essi. Non sfuggt così alla sua indagine il processo di sgretolamento del potere centrale presso tutti gli Stati, accentuatosi specialmente dopo la guerra, e insieme il sorgere e il fatale affermarsi di nuovi poteri, di nuove sovranità particolari tendenti a farsi legge e giustizia da sè, prescindendo dalla sovranità dello Stato e sovrapponendosi ad essa. Chi vorrà conoscere le cause di tale fenomeno dovrà rifarsi agli scritti del Pareto nei quali solamente quelle cause diventano ·intelligibili e, più ancora che in tutto ciò che si è scritto pro e contro il fascismo, gli avvenimenti di questi ultimi anni possono trovare il loro quadro storico. Non occorre essere fascisti o antifascisti per ciò. La spiegazione di determinati avvenimenti non è la loro giustificazione. Il fascismo potrà essere anche una soluzione e cioè il fatto attraverso cui si ricostituirà l'equilibrio profondamente turbato della società italiana. Ma può essere anche un elemento di nuovi turbamenti e di squilibrio ancora maggiore. Può essere, infine, un punto di partenza verso un equilibrio stabile. Questa ultima ci sembra essere stata l'impressione (non l'opinione) del Pareto e di qui la sua posizione di fronte al fascismo. Gli è sembrato che l'avvento del fascismo potesse segnare il chiudersi di un ciclo e l'aprirsi di un altro e l'avviamento verso un punto di equilibrio della società. E per ciò, unicamente, se ne compiacque. Quanto ad adesione ai principi e al sistema di organizzazione che, dopo che è al governo, il Fascismo si propone di rappresentare e alle teorie illiberali di cui fa vanto, tale adesione non c' è stata, nè ci poteva essere. Aveva pure il Pareto le sue preferenze, le sue idee, le proprie opinioni. E poichè gli avvenimenti volgevano rapidi e straordinari, e la situazione si presentava grave, ed egli amava profondamente il proprio Paese - l'Italia -, visse, in quest' ultimo periodo della sua vita, della passione di cui tutti abbiamo vissuto e viviamo. L'uomo, il politico, riprese i suoi diritti sullo scienziato. Come nel '98 ! Giova per ciò - e a noi particolarmente interessa - conoscere la sua opinione politica. Appena nell'aprile (1) egli poneva così i termini del problema politico : < Poichè l'ordinamento parlamentare si dimostra incapace di sistemare economicamente e finanziariamente il paese, deve sorgere un nuovo ordinamento che si provi a compiere l'impresa. Tale bisogno non si sente solo in Italia.... >. Il modo di arrivarvi non lo preoccupava. L'uso della forza può essere - conclusione questa a cui era già prevenuto nel suo Trattato - una necessità e per ciò utile. Un governo forte, che abbia una volontà, che si prefigga una mèta, vale assai pi~ di un governo (1) Art. Legalità, in Gerarchia, 1923, fase. 4. iblioteca 'Gino Bia co ...

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