la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

. . . . . DOGANE, CAROVIVERI E CAMBI 303 ====::;::=========================================== Ma sopratutto si deve lamentare il contegno ambiguo mantenuto dal gover-· . no in questa discussione. Il ministero, considerandosi irresponsabile di un prov-- vedimento legislativo, ch'era stato emanato da un governo della defunta demo-· crazia, ha approfittato di questa sua situazione per chiudersi in un comodo.i agnosticismo, per limitare le manifestazioni delle sue tendenzialità liberiste ad una brevissima e quasi incidentale dichiarazione del ministro delle finanze, che s' impegnava a respingere inesorabilmente qualunque proposta di aumento allelitariffa vigente, per rimangiarsi pochi giorni dopo l'impegno stesso ed accogliere invece la richiesta di quadruplicare il dazio sopra uno dei fertilizzanti di più sicuro avvenire. Per tutto il resto l' intero governo ha lasciato piena facoltà di rappresentarlo.,- nella discussione al ministro del commercio, che ha ripetµto bensì la professione rituale di fede liberista, ma per cadere poi ìn tutti i luoghi comuni della dialettica. protezionistica, dai libri di quel pover uomo di Adamo Smith che nessuno più. legge ali' immagine del vaso di terra, che sarebbe l' Italia disarmata d' una tariffa. di guerra, in mezzo ai vasi di ferro, rappresentati da tutte le maggiori potenze del mondo armate fino ai denti ; dalla affermazione che il primo passo verso il disarmo doganale dev'essere mosso da quegli Stati che sono più armati· di noi, alla conclusione, che è un vero gioiello di logica economica, per cui bisogna attenersi al concetto di concedere una protezione modesta a tutti e nessun privilegio a gruppi _particolari. Ispirandosi a questi principi di sano realismo e dimenticando completamente: la « tendenzialità » del governo che egli rappresentava, il ministro del commercio non ha alla fine esitato ad erigersi a difensore della tariffa Alessio-GioHtti, dichiarando che l' inasprimento e la moltiplicazione dei dazi sono pienamente giustificate dalle mutate condizioni dell'industria, ancora bambina nel 1887, sviluppata immensamente pel 1921, e perciò bisognosa di maggiore difesa. Finora la dottrina economica protezionistica ci aveva sempre insegnato tutto,- 1' opposto ; ma la logica politica non si preoccupa di queste pedanterie r Nonostante il suo vizio d'origine, qualche beneficio è tuttavia derivato dal-- l'ampia discussione del problema doganale ; e questo beneficio non è tanto rappresentato dalle modeste riduzioni di alcuni dazi, rivelatisi effettivamente inapplicabili, sopra qualche decina di prodotti dell'industria siderurgica é metallurgica,.. quanto nell'ordine del giorno, accettato dal ministro ed approvato all' unanimità,. con cui « si invita il governo ad eseguire col concorso di una commissione parlamentare gli opportuni studi ed indagini per sostituire il regime del premio di produzione a quello del dazio sulla ghisa ed a presentare le opportune proposte · al Parlamento». Non è certo il caso di nutrire eccessivi entusiasmi per il sistema dei premi, che è stato tante volte esperimentato e senza stin1olare efficacemente la produzione che ha offerto il mezzo ai più abili di assicurarsi comodamente dei sussidi. Ma nel caso presente non si tratta in realtà di una produzione da sviluppare. Nessuno infatti si è ancora sognato d' invocare in Italia una grande siderurgia, che produca la ghisa importando non solo il carbone ma anche il minerale di ferro.. · , I più convinti sostenitori della siderurgi~ Q~zio~ale limitano le loro aspiraziont iblioteca Gino Bianco

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