IL FASCISMO A NAPOLI 259 Contro questo socialismo che viveva in "un'atmosfera di viltà, fece le sue prove la romantica affamata piccola borghesia. Bastò un ragazzo che agitasse uno straccio nero di fronte alle bandiere rosse, ed avesse un pugnale in bocca, per mettere in fuga centinaia di dimostranti. Gli arditi, bestemmiatori di Nitti, lanciatori di bombe, divennero il terrore -del popolino. Del resto una vera e propria lotta, con il trionfo di una delle parti, non vi fu. Gli arditi dannunziani rimasero un gruppetto che amava fare sfoggio di divise e funzionava da centro di rifornimento uomini per Fiume, e il socialismo, anzi l'organizzazione sindacale, si venne liquefacendo sotto il peso delle mutate condizioni economiche, della disoccupazione, della rovina delle grandi società siderurgiche. * * * Nel 1921 comincia ad assumere una figura propria il fascismo sotto la guida di Aurelio Padovani. Valoroso ufficiale dei bersaglieri, aveva fatto le prime armi in politica con la benevola protezione della 1nassoneria di cui era adepto. Nell'ottobre 1920 aveva partecipato al congresso . del Rinnovamento, uno dei vani tentativi dell'Associazione dei combattenti per assu1nere una precisa veste politica. Precedentemente era stato segretario di un costituendo partito radico-sociale, o qualche cosa di simile, di inspirazione .... giustinianea. Nell'anno seguente assume la direzione del movimento fascista, si bisticcia con alcuni esponenti della ·società degli arditi, viene in conflitto con i nazionalisti per la nota questione del tendenzialismo repubblicano. Quale forza rappresentasse il fascismo sino alla venuta di Mussolini .a Napoli, è difficile precisare. In fondo la popolazione ne ignorava l'esistenza. I socialisti, quelli che comperavano l'Avanti I, Io o diavano per sentito dire in seguito alla lettura delle commoventi descrizioni che il quotidiano faceva delle botte largamente ricevute dal loro partito in Alta Italia. Il ceto dei negozianti di Toledo pagava senza fiatare una certa tangente a favore· del sodalizio, che poteva rappresentare una quota d' assicurazione contro una eventuale ripresa del bolscevismo e degli svàligiamenti al 50 °lo-Gli impiegati e i professionisti vedevano con sitnpatia quelle cape gloriose di fascisti, per un residuo d'educazione borbonica che fermenta nell'animo delle classi dirigenti napoletane e si manifesta in commiserazione e disprezzo del p.opolo, considerato come una razza inferi ore incapace di vita morale, a cui bisogna regalare qualche soldo e affibbiare delle bastonate. D'altro canto bisogna confessare che il fascio non dava neanche troppo fastidio. Superbamente annidato sulla collina di Pizzofalcone, ali' imbrunire delle giornate di primavera inoltrata e d'estate, scendeva in massa compatta (200 persone in tutto) a Piazza Plebiscito. Suonava l'orchestrina all'aperto, dinanzi alla distesa dei tavolini 1nnondati di luce dai globi elettrici del Gambrinus, e nell'aria profumata Biblio eca Gino Bianco
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