" l\FFERMAZIONl REGIONALISTE Fascismo e Partito Sardo d'Azione. Dopo la marcia su Roma qualcuno - riferendosi all'opera nostra - osò affermare: < non c'è più nulla da fare; di regionalismo non si parlerà più>. Chi affermava cosl faceva, forse, dipendere la esistenza di un proble_ma delle Regioni dalle disposizioni più o meno favorevoli del partito o dei partiti dominanti. In Italia e' è molta gente per cui la politica è semplicemente questione di fiuto. E il fascismo, conquistato il potere, non sembrava (contrariamente alle sue affermazioni precedenti) troppo ben disposto verso le tendenze regionaliste nelle quali pretendeva vedere, nientemeno, che propositi di separatismo. L'offensiva fascista pronunciatasi prima sulla stampa contro il Partito Sar"do di Azione e poi energicamente proseguita in tutta l'isola, volle trovare come giustificazione la necessità di stroncare fantastiche manovre e congiure contro l'integrità nazionale. Ma appena il fascismo potè avere - con i mezzi adoperati altrove - facile ragione degli autonomisti sardi e trovò conveniente assorbirne le organizzazioni, eccolo affermare con questi affinità ideali e persino orogrammatiche. Qualche cosa di simile era avvenuto qualche mese prima col Partito Molisano di Azione, donatosi al Fascismo prima ancora di esserne stato conquistato. Delle affermazioni programmatiche del Fascismo non è il caso di tenere gran conto. Hanno variato, varieranno e non consentono perciò nessuna ipotesi sugli orientamenti e sul- - le soluzioni avvenire. Specialmente da che è al potere il Fascismo subisce un movimento di evoluzione e di trasformazione più intenso che nel passato. Tuttavia, appunto per questo fatto, perchè nel fascismo è evidente la preoccupazione d'imprigionare nel proprio seno tutti quei movimenti che, rispondendo a sentimenti e a bisogni legittimi e fortemente sentiti, possono avere possibilità di successo a scadenza più o meno prossima, l'avvicinarsi del fascismo alle tendenze ed alle soluzioni regionaliste ha un indiscutibile valore probativo. La realtà regionale supera la· stessa barriera delle teorie e delle preoccupazioni politiche. Il tentativo di dissoluzione del Partito Sardo di Azione non cessa con ciò di essere un caso doloroso d'incoerenza e di debolezza politica. I capi, alcuni capi (altri, come l' on. Cao e il Bellieni, hanno prefèrito trarsi sdegnosamente da . .. BibliotecaGino Bianco parte, non avendo potuto impedire il tradimento) hanno mostrato di avere una sola preoccupazione; salvare la propria posizione politica personale, per mantenere la quale hanno ceduto la dignità e la serietà di un partito che, per le idee meglio che per gli uomini, aveva trovato tra il popolo di Sardegna larghissimi consentimenti. Non crediamo che le masse seguiranno il consiglio dei capi. Segni di ribellione e di resipiscenza si sono già avuti e molto significativi. I gregari sono certamente superiori a certi loro capi: se non altro per dignità, per fierezza, per sentimento di libertà. Il sardismo resterà e troverà presto o tardi capi ed organizzazioni che meglio, più compiutamente, lo esprima. Quanto alla possibilità che il fascismo assorba, insieme agli uomini, le idee e il programma del Partito Sardo non lo crediamo. Ed è inutile ripetere qui le ragioni che abbiamo già esposto altrove. Ci basta per ora segnalare - come un riconoscimento - l'esplicita affermazione regionalista contenuta nel manifesto con cui il generale Gandolfo, in nome del Partito Nazionale Fascista, afferma l'identità di vedute, di programmi e di aspirazioni col Partito Sardo di Azione. Lo stesso generale, in un cliscorso al Con~iglio Provinciale di Cagliari, ha anche aggiunto < che il Governo attuale aderisce a larghe autonomie amministrative e legislative•· Quali? Le idee di un teorico del Fascismo. Le intenzioni del Governo non le conosciamo. C'è, però: uno scrittore fascista, Mario Govi, il quale si preoccupa da qualche tempo di fornire al s.uo partito suggerimenti ed idee per il riordinamento dello Stato. Ed è degno di rilievo - per l'indiretto conforto che ne v :ene alle idee da noi sostenute - vedere come pure il Govi - in un articolo pubblicato in Gerarchia, fascicolo di gennaio, col titolo: < Punti fondamentali per un riordinamento dello Stato> - acceda ali' idea di un decentramento regionale. < Tutti sono ormai concordi - scrive il Govi - che la base principale del riordinamento dell'Amministrazione statale deve essere il decentramento; che è ormai entrato profon- . clamente nella coscienza e nelle aspirazioni del paese e nei programmi di tutti i partiti. Ma esso non deve essere puramente amministrativo, bensl, per certi affari, anche legislativo; e fra questi, in primo luogo, quelli economici e
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