La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 29 - 30 luglio 1908

(26) APPENDICE • 29 IIA VITA TUIR130LkEPITA DI RAIIVIONDO 1-1ENIDERSON In quel tempo leggevo, negli intervalli del mio lavoro, la rivoluzione francese. Senza gli arrivisti mi ero convinto che non sarebbe stata possibile. Sono loro che l' hanno fortificata, sviluppata, portata alla vittoria. Tutta la gente intorno loro era massa inorganica. Sono loro che l' hanno alitata, guidata, disciplinata, condotta alla gloria di separare un'epoca da un'altra. Sono loro che in poche ore hanno demoliti secoli di menzogna servile e che hanno dato l'eguaglianza agli uomini di fabbricarsi la vita collettiva e individuale. Sono partiti tutti con gli stessi diritti. Lo stradone della ricchezza e della gloria era aperto a tutti. Peggio per coloro che sono rimasti sulla strada. La società non può piangere per i ritardatari, per i zoppi, per gli uomini non adatti né alla corsa né. alla concorrenza. Solo gli arrivati hanno diritto al superfluo. E con l'ar- rivismo mi pareva di avere scovata la quintessenza della idealità umana. Arrivare! ecco il mio verbo, il verbo che coniugherò in .tutti i tempi e in tutti i modi, che mi accompagnerà in tutte le mie manifestazioni, che inchio- derò alla parete del mio letto perché me lo ricordi mat- tina e sera, che farò trionfare sulle mie debolezze, sulle mie pietà, sulle mie tendenze. Avanti ! studia, mi dicevo mentalmente, se vuoi che l'avvenire sia tuo. E mi vedevo laureato, dottore, avvocato, oratore, uomo pubblico, depu- tato. Si, sarò legislatore, sarò il Danton del mio tempo, l'uomo più forte del periodo rivoluzionario francese, la fi- gura completa che ha disseminato per il mondo tante idee da nutrire le generazioai venute dopo per più di un se- colo.

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