La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 29 - 30 luglio 1908

20 A LEONE TOLSTOI Ah, tu non puoi lacere, Tolstbi! Perchè ? Sei vecchio, e pe' tiranni Scorre eterna senz'anni La gioventù del salico potere. Tu, Gesù slavo, a Dio Di terrori ignoranti orrido figlio, Ancor chiedi consiglio E nuovo in terra un suo vangel più pio; E non vedi, e non senti, Mistico vecchio anche se ruggi umìle, Che tutto il mondo è vile Fuor della forza e fuor dei prepotenti. Mutan novelli veri E fulgor d'arte e pie parole e baci Il cuor dell'uomo? Ahi, taci, E sotterra con teco i tuoi pensieri, Ingenuo Vecchio, assai Per tua fama vissuto e nostro inganno! Morire è minor danno Dell'acconciarsi ai fulminati guai. Poi ch'è il mondo in bone& De' tristi e infame è l'ora e sono esose Infin l'opre pietose, Figlie al rimorso ed all'ipocrisia, Che speri in tuo lamento, /n tue minacce, o nobil Vecchio illuso? Dritto è la forza, e chiuso Come il cuor dei tiranni è il firmamento. Siam vecchi, e noi, pietosa Unica Dea, liberatrice aspetta La Morte benedetta, Inizio e fin d'ogni sognata cosa. PAPILIUNCULUS,

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