La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 28 - 23 luglio 1908

32 rebbe di noia. Io però non mi oppongo. Tu puoi fare di mio nipote anche un generale, purché resti mio nipote, Sono salito nello studio consolato. Cominciavo a vol- tarmi dall'altra parte. Fino a ieri avevo veduto nella donna la mia rovina, a invece dovevo convenire che tutto quello che ero lo dovevo alla donna. Una donna mi a- veva dimenticato come •un _fagotto di stracci sotto un por- tone, ma chi mi aveva raccolto era forse stata un' altra donna. C'è forse in me dell'ambizione, ma chi me l'ha nutrita è stata la donna. Senza la donna, probabilmente, sarei rimasto e cre- sciuto un vagabondo. Forse avrei finito in una prigione come ladruncolo. E' stata la sorella di Torriani che ha addolcito la durezza e 1;avarizia del fratello. Rosa, con tutte le sue volgarità di rivendugliola, finiva di comple- tare i miei gusti, le mie tendenze, la mia istruzione. Io ero avviato verso il nome, verso la fama. Divenivo. Senza di lei il signor Ercolani non avrebbe neanche saputo della mia esistenza. Mi sono messo al lavoro, lieto di essere giusto eon co- loro che mi avevano fatto tanto bene. Era giustizia. Mi doleva solo che la gratitudine per l'una diventava la mia ingratitudine per l'altra. L'amore divideva. Faceva odiare oggi colui che si idolatrava ieri. Era la fatalità umana Ercolani aveva ragione. Non si andava innanzi che pas- sando sul corpo di qualcuno. Senza questa teoria si soccombe. Emma si sarebbe fer- mata a piagnucolare sul suo fallo giovanile, Rosa sarebbe rimasta una domestica. Non si può essere buoni, umani, grati che quando si è arrivati. O arrivati, o gente da nulla. Io sarò arrivista. (Continua)., PAOLO VALERA, Direttore, GALatazan GIUSEPPE, gerente reponsabile !tab. Tipografico Oallnaberth Point! e O, - Via O. Pietro all'Orto IN-Milano

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