La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908

16 accusare gli amministratori e purtroppo sl sa come funzionino le assemblee delle società italiane. Il consiglio di amministrazione è come il ministero che fa le elezioni trova senipre il modo di avere la maggioranza; gli azionisti sono dispersi e non si cono- scono e arrivano all'assemblea ignari di tutto e sempre in mino- ranza. Quando poi succede il fallimento il curatore diventa una specie di despota che trova il modo di salvare gli autori del disa- stro, parche abbiano salvato un po' di quattrini per la provvi- gione di curatela e per mettere in moto avvocati influenti che sappiano lavorare il magistrato! La stampa dovrebbe gettare il grido di allarme, domandando conto al parlamento e ai magistrati di tutte queste miserie, di tutte queste vergogne; invece, è doloroso constatarlo, l'Italia non ha la stampa commerciale indipendente, non ha stampa politica che abbia il coraggio di campagne epuratrici. Gli è che anche la stampa è divenuta una speculazione finanziaria, un affare com- merciale! La stampa socialista è troppo assorbita dalle grandi lotte proletarie per dedicarsi alla critica delle istituzioni borghesi. Essa pensa che più la borghesia si ingolferà nelle rapine dell'affarismo e più rapida sarà la catastrofe: oportet ut veniant scandala ! La stampa borghese risente tutte le complicità dell'ambiente e rientra nei grandi ordigni di dominazione, spesso è il veicolo col quale si fanno gli affari. Perciò la stampa vi darà il fattaccio, la notizia politica, il romanzo, ma cercherà di sopprimere lo scandalo fi- nanziario col pretesto di non compromettere il credito del paese. Non parlatemi poi di tutta quella stampa così detta finanziaria/ Che tanfo si sprigiona da quei giornali! Che odore di ricatto e di corruzione: Datemi un biglietto da cento e vi faccio pubblicare il panegirico della più sballata delle imprese, l'apoteosi di qua- lunque società, sull'orlo del fallimento! A onor del vero non mancano le voci solitarie ammonitrici. La stampa di Torino si chiede dove andremo a finire con questa abitudine di frode. Dove andremo a finirei verso uua catastrofe sociale giacche le catastrofi e gli odi di stato sono preparati da queste ribalderie. • • I fischi sono antiestetici? L'interrogazione è di Enrico Ferri. Nel suo articolo intitolato: Il popolo fischierà lo osar, egli ha detto che un tribunale a Mar- siglia aveva da poco tempo sentenziato in nome della Repubblica Francese ci,, i fischi sono un diritto e non un delitto, come gli

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