La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 15 - 23 aprile 1908

28 intellettuali e le squisite compiacenze dello spirito sieno almeno riser- vate tutte a noi gente squattrinata se mai ce ne fu! Ma non sono soltanto questi i tratti umoristici della tragedia del Maeterlinek, ce n'è ancora un'altro che li vai . tutti: la prima sera fu uno sghignazzainento solo come quando un passante qualunque mette un piede su una buccia di cocomero e capitombola in mezzo alla strada! Se Golaud va man mano acquistando la certezza che Melisanda ama Pelleas, Melisanda nella sua infantile incoscienza non ha la per- cezione che questo sentimento, anche nella sua punita possa costi- tuire una colpa. La sua tenerezza poi giovane cognato é essi istintiva e inoonsapevole ch'ella non sa nemmeno avvertirne il pericolo; la sua ingenuità non associa l'idea dell'inganno verso Golaud nel suo fervente amore per Pelleas. Melisanda conobbe la passione quando conobbe Pelleas; ma il suo sentimento verso lo sposo é finitasi° terato e costante; della so-ggezione devota e tranquilla, di povera bestiolina timida e paurosa. Casi che quando Golaud giunto all'esa- sperazione del suo furore geloso, in una scena terribile di truce vio- lenza e di sdegnoso sarcasmo l'insulta, la sevizia, l'afferra pei capelli e la rovescia al suolo, la poveretta, cui manca in verità la coscienza del suo errore, non può spiegarsi l'esaltazione di Golaud; ella si é sempre conservata la stessa per lui, la sua attitudine umile e ri- spettosa verso il marito non si è cangiata mai; sono dunque i senti- menti .di Golaud che mutarono ed è ciò ch'essa risponde piangendo al vecchio Arkel che testimonio degli eccessi di Golaud le chiede se il marito sia ebbro: « No, no, più non mi una Golaud ! a Lo credo bene, coMmentarono le gioconde risate del pubblico, se la batte come un materasso! e del resto, pareva aggiungesse per colmo d'arguzia. alle volte non sarebbe forse Melisanda che più non ama Golaud ? Di questaperspicacia é materiato l'intelletto dei tre quarti tra i fre- quentatori abituali della Scala. E sono costoro che fanno il bel tempo e la pioggia in materia d'arte decretando che Debussy è uno scemo e che Leoncavallo é un grand'uomo; che il Sardou é un gran libret- tista, vedi Teseo e Fedora, e che Maeterlinck é un cavadenti. E ciò che più contrista è che il loro verdetto é quello che conta; gli stessi artisti, più coscienziosi e severi, dopo aver tentato invarm di rompere la scorza di ignoranza e di petulanza che è la carne viva di questi grossi vitelli, offrendo il meglio del loro ingegno per sediut e per penetrarli, finiscono per mettersi nel loro solco e seminare sui loro passi i cavolfiori che essi amano; i gigli, le viole ed i giacinti inaridiscono a poco nel loro cuore • e i più promettenti giardini di- ventano campi di rape odi barbabiétole. Che fare? Vivere, bisognal... // Ruzzante. PAOLO VA ERA, Direttore, Olusgiiris, gerente reyonsabue iripogralileo di Corsi ii'lluerdni, Via S. l' epro all'Orto, In - Milano

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