La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 15 - 23 aprile 1908

2* e dimentica la condizione- diversa che regola due ceti di una stessa nazione. Ma eredi tu, o Morgari, che non sia una provocazione il semplice fatto di mettere in moto soldati, carabinieri e questurini perchè io, moltitudine, vado a comizio o in processione come una protesta? Non siamo mica degli ammoniti, accidenti I signori non si rivoltano perché non hanno occasione di rivoltarsi. Vadano a comizio o ai scarichino della loro indignazione per qualche in- teresse della loro classe o per qualche avvenimento pubblico, la forza armata rimane in caserma. I nostri governanti sono ancora all' abecedario della vita moderna. Un comizio o una processione di gente del lavoro li mette sottosopra. Li agita come se tutta la criminalità fosse al largo. In casa degli altri popoli le radunate di centinaia di migliaia di persone all'aria aperta rappresentano della elevazione. E' dei nostri giorni la manifestazione dei nostri dolori delle nostre gioie e dei nostri desideri. Noi non siamo liberi. Ecco il perchè ci sono gli eccidi. Cito un esempio. Io cittadino, io deputate, sono sulla piatta- forma orale. I comizianti sono circondati di questurini e carabi- nieri. Al mio fianco o ai mio dorso è un delegato o un commis- sario di questura, con il trombettiere al fianco e magari con una ventina di agenti di P. S. Parlo. Svolgo le mie idee. Sono inter- rotto dal rappresentante della legge. Tumulto. I mini ascoltatori da cittadini panifici diventano turbolenti. Si grida, si vuole che continui. Riprendo il filo del discorso, esasperato per la interru- zione. Supponete che io, elettore, biasimi il governo. Nuova stron- catura del discorso. Il comizio diventa un pandemonio. Io agito le braccia e mi sfiato per ricomporre la calma. Impossibile. Il de- legato ha dato gli ordini. Gli squilli fanno nascere il casaldiavolo. „Si ha paura degli squilli. La gente si urta, si spinge, bestemmia, ingiuria, passa sotto gli occhi degli agenti schierati con la faccia rossa di collera, con la ghignata o la minaccia o il sarcasmo sulle labbra. Una volta nella strada ai strepita, si fa del chiasso e qualche volta qualche imbecille tira la-sassata. Mi sai tu dire, o Morgari, di chi sarebbe la colpa se succedessero degli arresti o se si ripetesse l'eccidio? Tu non sei mica nè un teppista, nè un riottoso, nè uno scavezzacollo. Quante volte sei stato interrotto dai signori della sicurezza pubblica e quante volte hai veduto i comizianti in tumulto per gli squilli di tromba I Tu che sei stato sui teatro delle tragedie compiute dai wet- terly a ripetizione e dai revolvers, dici di aver veduto nelle cata- strofi due odii. Non credo. Ci potrà essere l'odio sociale; ma l'odio personale, no. E che diavolo? Le tegole, i sassi, i mattoni -- salvo qualche rara eccezione -- sono in terra a documentare la provo-

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