La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 15 - 23 aprile 1908

Il L'austerità dela ,Funiagalli lascia tutti freddi. Non interessa che la patologia. Può essere un'asessuale, una disillusa o stanca di amori e può 'avere una antipatia invincibile per don Miglio che lavorava .per diettrug- gerla. Quello che a me importa è il prete sulla piatta- forma giudiziaria come uno sconcio libertino. Perchè il libertinaggio che gli è stato buttato alla faccia è su per giù il vizio degli avariali della sua classe. Con .la veste che gli impone di lottare fino al cielo contro gli spasimi e le ansietà della sua carne e con i centri inibitori disor- dinati e deteriorati dalle bufere passionali egli non può che soccombere. L'odore di donna lo incendia. E se non lo incendia i Caratteri degenerativi lo fanno discendere: Lo avviano a sfogare la propria concupiscenza sul ma- schio. Lo fanno diventare uno dei tanti padri Ceresa del nostro tempo. Don Miglio, che ha preceduto don Riva, già rari«) di delinqubana ambientaler int mteizza alle consolate non ha saputo resistere. La lunga continenza che gli ha inflitto l'ipocrisia del mestiere gli ha scate- nato i sensi e lo ha perduto. Invece di scaldare una 'pas- sione si è rovesciato senza, freni sulle belle e sulle brut- te. La libidine lo ha reso cieco e sardo. Baciucchiava tutte, carezzava tutte, delìbava tutto. Il comò da notte posto all'uscio della sua stanza per impedirgli il delitto carnale era come la pezzuola rossa per il toro: Rompeva gli ostacoli e chiamava o trascinava nella Dotte le fan- ciulle dell'orfanotrofio nelle sue stanze. Albertina Mellinga, cameriera dell'istituto, ha detto: — Ho veduto con questi miei occhi uscire una ra- gazza dalla stanza di don Miglio con il lume in mano, alle due dopo mezzanotte. Un'altra volta mi sono tro- vata a faccia a faccia can una che usciva con il viso tutto rosso. Gliene ho domandato il perchè. La ragazza mi rispose: Perchè ho cantato troppo a lungo il Gloria al piano forte. La fanciulla Bassano ha ribadita l'accusa dicendo ,ch'ella stessa" è. stata turpemente accarezzata dalla mano frenetica del reverendo don Miglio. Madda- lena Ruffinati ha contribuito anch'essa con la deposi- zione a convincere il pubblico che don Miglio era un per- vertitore che faceva strage. Era il maschio infuriato che procombeva ciecamente sulla gonna che gli capitava per le mani, rialzandosi, dalla lotta, sempre più Insaziabile. Egli, come dice il Sighele, nella solitudine monotona del- la casa furnagallesca, eccitava la curiosità inquieta delle

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