La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908

LtA VITA TURI3OLENTA R AIIVIONIDO I-IENIDERS 011 Non c'èrano di mezzo nè baci nè promesse affettuose nè accenni ad amori di là da venire. La sola cosa che 'mi spiaceva era l'invito. Mi ero ributtato a capo fitto nella miseria, perchè supponevo che il benessere mi im- pigrisse la voglia di studiare e stavo per lasciarmi ade- scare dalle quaglie allo spiedo. Avevo dunque il ventre più forte della testa. Giunto in bottega, buia e triste anche nei giorni di sole, ho veduto che l'anello spargeva troppa vivezza perchè fratello e sorella non se ne accorgessero. M' illu- minava i libri che registravo e dava una chiarezza alla mia mano come se fosse stata diafana. Angelo Tor- riani, sorpreso di tutta quella lucentezza verdognola che si diffondeva a ogni movimento della mia mano, non ha potuto resistere e mi è venuto intorno con sbir- ciate da detective. Apriva il libro e lo alzava come per leggere, ma i suoi occhi passavano di sotto o di sopra o di fianco al volume e andavano sulla mia pietra preziosa. Più io fingevo di non vederlo e più lui mi si avvicinava con quei suoi piedini di ragazzo, probabil- mente con l'idea di afferrarmi per il collo come un ladro. Non so se fosse la paura che lo trattenesse dalla irruenza che balenava nei suoi occhi o se fosse il dubbio che la pietra fosse un frastaglio di bottiglia. Vicino, me lo sentivo addosso con i denti che digrignavano sulle mie dita. Invece della aggressione si servì dell'astuzia. Mise il polpastrello del dito medio sulla pietra in fiamma calcandolo e guardandomi in faccia con la sua faccia bianca di sarcasmo. — Bella, mi disse, se non è falsa.

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