La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908

Ei Lo sciopero generale nella vita economica e politica Studiamo l'avvenimento di piazza del Gesù senza paura. E senza paura diciamo che il turatismo è giunto alla sua evolu- zione massima. Egli è ora nel vicolo cieco delle alleanze coi par- titi di tutti i colori (1). Rinnegando completamente lo sciopero generale ha rinnegato lo scopo delle organizzazioni operaie fe- derate per ascendere a gradi a gradi fino dove è l'uguaglianza politica ed economica. E' fuori di dubbio che lo sciopero parziale o generale, é una perturbazione. Mette tutti di cattivo uniore, sopprime il comfort sociale, fa perdere a tutti qualche cosa e suscita, apprensioni in tutte le classi. E' un male dell'epoca nostra. Ma bisognerebbe essere invecchiati senza accorgersi dei momenti tempestosi per non vedere ch'esso è in tutto il movimento proletario come il massimo fattore delle conquiste fatte in quest' ultimi trent'anni. Senza il suo concorso i lavoratori sarebbero ancora alla mercé dei salari della fame, degli orari lunghi delle 14 e delle 16 ore e vivrebbero ancora nei tuguri dei casoni degli angiporti dove erano la scrofola e la pestilenza dei fondacci umani. Io pure sono antiscioperista. Lo siamo forse tutti. Lo sono s., forse più di noi le folle che si frustano la pelle in fondo alle miniere e negli alveari del lavoro. Perché nello sciopero è non solo un ingente perdita di ricchezze, ma è il massimo dei sa- griflai proletari. Ma quando vedo che la gente che fatica crepa di miseria senza commuovere nè chi la fa lavorare nè chi la governa; quando m'accorgo che l'agitazione verbale non ha più influenza che per irritare le orecchie degli agenti governativi ; quando sono sicuro che tutti i mezzi dplla persuasione sono esauriti, io mi curvo alla disperazione collettiva che incrocia le braccia per non commettere dei delitti.« La liberta di sciopero », ha detto Ferri alla Camera, « è una conquista della civilta indu- striale moderna ». Mettiamoci sul terreno politico. Lo sciopero politico non è mai il risultato di una propaganda artificiosa. E' lo straripa- mento di un dolore, è la commozione pubblica che nasce da una notizia tragica, è la piena di un'angoscia che invade tutti i cervelli, é una sciagura che diventa nazionale, o è una riforma negata con le sentenze e le fucilate statali. Nessuno può arginare l'ambascia di un popolo. Voi potete sparare cento, duecento volte sulle moltitudini senza che la commozione diventi ge- nerale. Sono passate sotto i nostri occhi carneficine inaudite, come fattacci di cronaca. Ma c'è il momento psicologico che è il mo- mento delle rivolte e anche delle rivoluzioni. Quattro cadaveri bastano per incendiare tutto nn. pubblico. Ed ecco perchè il (l) « Noi non cerchiamo e non desideriamo che alleati>,

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