La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 9 - 12 marzo 1908

24 poco di buono. Ma la (Olia, ce ti la signora dalle carnale, non è di quelle che si immolano a metà. O tutto o niente. Giacche ha incominciato ad essere eroica, vuol esserlo fino all'assurdo. E in men che non si dica convince Franco a sposarsi la can- dida amica della sorella, e resta a piangere il suo bel sogno infranto da quella brava cocotle sentimentale che vuol essere. Questa la sostanza; la forma è, come dicemmo, in salsa Rapa- gnetta. Uno deve dire che a una cert'ora si sentono cantare i contadini e subito, invasato come la sibilla sul tripode, decla- merà: « in sul mezzodì quando i mietitori librano le loro ritmiche note incontro al sole una villa... » sarà un fiocco di bambagia fra macchie di smeraldo, e via via,, un fiorire stucchevole di imma- gini gonfie e barocche, che fanno a pugni colla condizione sociale dei personaggi, e colla franca schiettezza del linguaccio comune. E dunque? decrepita l'anima del dramma, falsi ed improprii i modi di espressione.... E questa è l'opera di giovani? l'opera delle verdi speranze d'Italia? Ah se il biondo Babbi maledi il fico perché non recava frutti nella stagione che non era quella dei fichi, cosa farebbe di queste primavere senza fiori l Alla vanga, al mantice, alle manichette d'alpagas questi rtuninani i della letteratura... Buono che nemmeno d'oltr'alpe ci grandini) in questa setti- mana niente che ci potesse far arrossire. Il pericolo giallo, e la mosca tzè lzd all'Olimpia, erano roba da dar la nausea anche ad un infermiere d'ospedale; le due signore Delauze poteva essere scritta, invece che da una signora francese, anche da una delle nostre bcts bleu che novelleggiano sui giornali di mode, le boute-en-train d'Athis al Manzoni, ri- frittura di vecchi motivi di pochade mal cuciti insieme, non merita d'esser ricordata... E dire che tutti questi disgusti li ho dovuti pagare 5 lire e 20 centesimi! Tre e venti alla società Suvini e Zerboni, due franchi all'impresa del Manzoni... In RUZZANTE. 11111111 ,,,,,, 11111111 ..... 111111 iiiiiii 111111111111111111111111111101111111111111 ... . 111 iiiiiii 11111111 iiiiii1111111 Il riposo festivo a Roma La legge è stupida, ma è legge: siamo, difatti, in Italia, dove, dato il sempre crescente numero dei paglie//a, la stupidità legislativa è di prammatica. lo ho letto e riletto quel meraviglioso Manifesto del sindaco frammassone, domandando pii' una volta a me stesso se mi trovavo nella metropoli della terza Italia oppure nelle isole Aleutine o in piena • Terra del Fuoco. E, prima, avevo letto il rassegnato peana dell organo maglio di non si sa pfit quale cadenza in imito .1i socialismo, dilatt-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=