La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908

32 al loro collo come una cordicella per stringerli lenta- mente e gioire della loro agonia. Ogni rumore che ve- niva dall'alto poneva nei miei- nervi un brivido di morte. Supponevo, vedevo, immaginavo, li coglievo in- sieme hegli impeti frenetici è prorompevo su loro come una tempesta. Non so quanto tempo sia durata la crisi. So che mi sono svegliato con gli occhi pieni di lagrime-, istupidito da un sonno tormentoso, accarezzato dalla mano grassoccia di Giuliana, seduta vicino a me, in camicia, coperta di uno scialle di seta bianca 'a rete fittissima, come se si •fosse curata di me .durante la mia febbre cerebrale. C'è voluto del tempo a rinsénsare, a capire dove Mi trovavo, a ricordarmi che cosa era avvenuto, a spie- garmi fa, presenza della figlia di Emma.- - Ho udito che singhiozzavi, e sono venuta giù, adagio, adagio, a piedi nudi, a vedere che cosa avevi. Passandomi il braccio morbido intorno alle spalle con grazia voleva sapere il mio &Mei°. — Parla! Che cos' hai? Sai bene, — mi disse con dolcezza — che io non dico mai nulla di quello che so e vedo. Io non so che cosa avessi. Ero così intenerito, che non sapevo che piangere. Piangevo, singhiozzavo, sof- focavo nel fazzoletto le irruzioni e ripiangevo a ogni parola che tentava di frenarmi col dire il perehè della mia disperazione. Giuliana tutta calda, mi tirava sempre più vicino a lei, mi metteva la manuccia nel capelli e con l'alito a fior di pelle mi consolava, dicendomi che potevo dirle tutto perchè ormai lei era una donna, come io ormai ero un uomo. — Che cosa vuoi tu che ti dica? — Tutto. Con la sua guancia vicino alla mia e con le braccia che mi cingevano io la sentiva tutta con le sue pul- sazioni, con la sua carne- fiorita, con il suo odore gio- vanile, e mi assopivo in lei in una deliziosa sensazione. (Continua).

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