La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908

18 PROFILI E SCORGI IV. la iena a due gambe, la iena che Cuvier non potè rico- truire perché nei tempi antichi non esisteva e che il natura- lista moderno esita a classificare tra i bipedi implumi data la tendenza invincibile di questa mostruosità zoologica a disotter- rare, come la iena, quanto c'è di vecchio e di putrefatto in grembo ad Opi gran madre, per convertirlo in suo pasto a furia di chiacchiere e di ,comunicati ai giornaloni seri. Questa iena, che potrebbe anch' essere un gufo se non fosse una talpa, si diletta di escavazioni e di cunicoli peggio di un castoro o d'un becchino. La luce del sole l'abbarbaglia. Non lascia le viscere della terra se non per consegnare furtivamente al galoppino di fiducia l'ultimo bollettino delle sue, scoperte sba- lorditoie: un globulus di metallo incerto, che proverebbe non senza fondamento di ragione come fin dai tempi di Servi° Tullio si conoscessero i bottoni da solino; 'una molla d'acciaio con la sigla del fabbricante di cinti erniari di Commodo imperatore; un tubetto di materia calcarea molto annerito, che potrebb'es- sere benissimo la pipettà di Pertinace, sol che si raffronti con altri fittili congeneri scoperti nell'agro d'Alba Pompeia, che fu pure la città natale del ministro Coppino. Salvo che sul bilancio della Minerva, la iena archeologica non mangia mai: scava, sempre. E quando le vien veduto qual- che sassolino di forma un po' buffa, la iena domanda alla pro- pria gravità scientifica la licenza di sbozzare un sorriso.. licen- ziosetto, dopo di che il sassolino è catalogato pudicamente tra i phalli del tipo ereolanense. E quel mucchiettino di lische di pesce, non vi accorgete, o calpestatori ignoranti del suolo sacro, che costituisce un vero tesoro d'ittiofagia repubblicana? E quel graffito, così magnificamente bustrofico che nessuno mai ne capi una maledetta, non basta forse da sè solo a immortalare una iena archeologica? Fortuna che l' pi,bs è grande; e che la vita di tutte le iene, di tutte le talpe e di tutti i gufi dell'archeologia nostrana e fo- restiera non basta a sventrarla tutta. Se no, con questo eser- cito di termiti, dove andremmo a finire noi altri poveri diavoli che viviam sopra terra? Sulle palafitte, per dar materia fra qualche altro migliaio d'anni agli studi delle iene future? Uno di , questi bipedi archeologici ebbi agio di osservare a lungo, or e qualche anno, e, direbbe Gabriele, io lo guardai fis- samente. ,

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