La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908

Momenti di tragedia Qualche cosa di eroico è in questa ultima fase del monar- chismo. I buoni borghesi del giornalismo perdono lo spirito in certi momenti: o soffiano nelle loro articolesse l'alito pavido e maligno della reazione, o — ridicold eccesso della smania popo- §pdstica — arrivano sino ad . una retoricamente acida apologia Fregicidio che par rubata alle pagine gesuitesche dell'abate opedalieri. Il regime borghese è un regime pusillo. Circondato, coraz- zato di codici, si chiude in un fitto quadrato di eserciti e di poliziotti e pensa e lavora e specula e froda e • premedita e si fa vendicare e dà l'incarico ad altrui di provocare, di esigere, di condannare, di far valere le sue ragioni. Non può fare a meno dei re, ma dello stipendio che passa a loro si querela eternamente ed eternamente si lagna dei salari che elargisce agli operai, del mensile che Paga ai professori, ai giudici, agli ufficiali civili e militari. Vuole, tremendamente vuole che i soldati in nome del buon ordine e del Diritto uccidano e si facciano uccidere fuori e dentro la patria; impone a tutti coloro che lo rappresentano il sacrificio sino alla dedizione della vita; e i servi dell'officina e della gleba, che gli producono la ricchezza, chiama cittadini e le donne che paga per il pia- cere sigilla con l'infamia, e dopo il piacere disprezza e inette alla gogna. Vuole i suoi re, il regime borghese, i re che « gli costano ben cari »; ma non li .difende; anzi, quando ciò gli torni co- modo, li grida responsabili degli effetti delle proprie opere di oppressione e di reazione. E, per il regime borghese; i re deb- bono vivere, regnare, operare e morire da eroi. Ed in realtà, i l'e non sono mica vigliacchi. Quale fibra con- servano questi discendenti del dono forzato della collottola alla mannaia, fatto da Capeto, sul cadere del secolo decimottavo! Sanno che l'agguato delle rivoluzioni li aspetta ad ogni angolo di strada, nello scalone delle Camere, nel gabinetto privato mede- simo delle Corti; sanno che tutte le leggi, tutti i provvedimenti di polizia, tutte le buone intenzioni non possono salvare da una mano tesa ed armata, da un sinistro occhio vigile da lungo esercitato e votato ad una disperata causa di rivendicazione. Eppure ricompaiono, sorridenti nel pallore del viso stanco, sul trono, nelle assemblee parlamentari, nella piazza festosa irta di pericoli, tra le folle delle esposizioni, delle riviste militari, delle città piene di genti tumultuose. E muoiono, nella rapidità della tragedia, con una dignità che i buoni borghesi, tanto sono invigliacchiti, non sanno più nemmeno ammirare, con una regalità che i bottegai, i borsisti, i burocratici ed i giornalisti che ne difendono gli interessi non veggono nemmen più.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=