La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908

APPF.ND10E 29 liA. VITA TUR1301.1ENT11 RrtilvioNno fIENIDERSOPI — Io ci sono entrata per poco nel contratto. In casa non mi si lasciava tranquilla. Sembravo un'appe- stata. Mio padre era diventato volgare. Non aveva per me che villanie. Mia madre era mia complice.. Aveva chiuso gli ocChi e lasciava fare. Mia sorella ..che. 31a finito per imitarmi con più fortuna mi. trattava peggio elle una serva. Non appena il mio orgoglio scoppiava mi si subissava ricordandomi il mio obbrobrio. L'a- mante, un altro spiantato di vent'anni chelio, aiutato conle ho potuto, mi ha castigata più di tutti. Noli, ha voluto nè di me nè di mio figlio. --Nel letto della casa - di salute dove aveve) partorito fingendo- di essere in campagna da un'amica di casa, ho continuato à -sup- plicarlo di venire a vedere'la nostra bimba' e l'ha sup- plicato anche mia madre che •Ini vedeVa a . insaputa dei miei. Ella pure aveva avuto Io steSsoi accidente della vita e lei pure aveva dovuto adattarsi a un matri- monio che non -era del suo cuore. Tutto a questo mondo si dimentica. Ma l'azione di quel tristaccio .è nella mia memoria come un dolore acuto. — Tu dunque l'ami ? le domandai con- la 'gelosia nella voce. • — Mi darei una revolverata! Allora l'amavo inten- samente, profondamente.. Mi ero data a lui senza prò- messe' e non gli domandavo nulla, 'tranne -un po' di af- fezione in un momento in cui sono buone anche te be- stie feroci. Non si è fatto vivo, non mi ha mandato una parola, è andato via e si è Scordato di nie e della mia creatura. . . - E se tornasse.? le domandai. — Nessuno ripassa per il mio cuore.. Tu, vedi come ti bacio, ma il giorno in cui tu discendessi dal piede- stallo sul quale ti 'ha posto il mio amore non avresti

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