La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908

I I dell'indagatore ha veduto nella realtà piè tragico spet- tro di minaccia, tra l'esercito patrio asservito a salvare il Cespite frodato contro le masse che avanzano, e il rei innal- zato dalla finzione monarchica di sopra da ogni lite di inte- ressi e di partiti e che, invece paga, egli solo, il fio del delitto borghese. Roma, 4 febbraio 1008. PAOLO ORANO. 44 0" L'IPOCRISIA DEL CLERO ITALIANO studiata da un uomo che ha indossata la veste talare LA LUTTÈA SACERDOTALE. Inizio la mia rubrica dicendo che sarò breve e che ritornerò spesso allo stesso posto con il documento che inchiodi il clero in massa alla croce della ipocrisia. Non mi si scambi per un pretofobo di professione o per un massone che odii la sottana nera per tradizione. La mia funzione non è. che di strappare la maschera ai meneurs delle anime cattoliche. Perchè ho un'an- tipatia indicibile per l'impostore, per il duefacCe, per l'ipocrita, per l'individuo che ha delle riserve mentali e dei sotterfugi perfidi. Lascio passare tutte le idee -- siano purè Panzane, siano pure fracide, siano pure puzzolenti di feudalismo marcio — purghi) chi le bandisca sia sincero anche pelle sua immensa ignoranza. Io non credo nella infallibità di un peccatore come il pontefice, ma posso compiangere i poveri diavoli che son giunti all'abiezione di sconfessare se stessi. Per incominciare spalanco le porte. a un avvenimento che mi permette di concatenarlo con altri. Tatti noi sappiamo che il papa è in « prigione». Egli vi rimane come una protesta vivente contro la monarchia che lo ha spodestato. Che cosa deve fare il clero che non può discu- terlo, che deve essere sempre alle• sue ginocchia, e che non deve avere nè desiderii nè volontà nè aspirazioni che non siano le sue? Seguire la sua politica di protesta passiva, ostacolare gli usurpatori del territorio pontificio, invocare il castigo di Dio sui cooperatori della violenta operazione incominciata con, la breccia di Porta Pla. Invece? Il papa, abbia nome Pio IX o Leone XIII o Leone X, rifiuta l'offa statale e il clero la sollecita, la implora, vivacchia del denaro della dinastia che non ha la- sciato al suo sovrano che un palazzo senza uscita. La coscienza della fede dei seguaci di Cristo, di Pietro e del sommo gerarca diventa una quitanza. Ma deve l'ipocrisia sacerdotale si inten- sifica e diventa stomachevole è alla uccisione del re a Monza. Tetti potevano piangere, tutti potevan indossare le gramaglie, lutti potevano imprecare all'assassino, ma il clero che sentisse

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