La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 5 - 13 febbraio 1908

12 Studio intorno ad un pennivedolo falsario Ci interessiaMo perchè Ottone Brentari è un caso di anestesia morale che ha turbato un po' tutti coloro che vivono della penna. Nelle cronache giudiziarie non ha malch. E senza .compagno. La scienza lombrosiana incomincia con lui. E' un tipo di simu- lazione perfetta. Si. direbbe che il giornalismo con le sue cata- strofi e. i suoi spettacoli di degenerazione umana, invece di elevarlo .e migliorargli l'anima lo abbia caricato di disprezzo e di cinismo e gli abbia insegnato che il male fa più strada che il bene. Svolgete la sua 'questione e vedrete ch'egli è' un tipo senza paura.. Più ,lo si accusa • e più diventa persona e più la sua faccia teutonica assume il colore dell' innocente e più la sua -voce ha accenti di indignazione rumorosa. Prendiamolo all'inizio del suo momento storico. Lo si accusa di corruzione, gli si dà del pennivendolo, gli si dice in grassetto ch'egli si è fatto prezzolare il .lavoro giornalistico 'della sua scuola secondaria da un ministro. Un altro colpevole si dispera, si prostra, si raggomitola su se stesso dalla vergogna o s'ingi- nocchia e domanda perdono. Lui, Ottone Brentari, si inginocchia e supplica il nemico che potrebbe inghiottirgli la riptitazione con un monosillabo, ma per ingróssare e rendere più spaventoso il suo delitto profes- sionale. Sicuro del silenzio la sua audacia, diventa criminosa. Da accusato passa al posto di accusatore con il linguaggio - borioso dell'individuo che non ha bisogno di sbrattarsi. Uditelo. Davanti al collegio dei probiviri è la sua voce che tuona contro il « diffamatore », che giura sulla sua innocenza .con i nomi che inteneriscono e presenta con la sfacciataggine del delinquente consumato il documento delle sue menzogne e della sua birbanteria: un contratto falso, falso dalla prima all'Ultima riga, mettendosi la mano al cuore e giurando che in esso è il suo onore. Ne esce spavaldo, con una sentenza che costringe colui che lo ha « denigrato » ad affiggere la propria perversione. • Gli anni passano genza che nasca in lui il rimorso di avere fatto condannare un collega con i denari in tasca. La sua insensibilità ai dolori altrui gli permette perfino di atteggiarsi a uomo politico. Egli ha bisogno di far chiasso, di stordire e di stordirsi e assume la posa di irredentista. Con la purificazione drammatica che ha soffocato tutti i sottovoci che lo pedinavano, il Corriere della Sera lo manda a Modica come un personaggio. Sul teatro dei disastri fa 'discorsi, spande da una parte e dall'altra idee filantropiche, ai banchetti sembra un glorioso patriottardo incaricato di tradurre il dolore di una, provincia per l'altra, stringe la mano prefettizia come per im-

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