La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 3 - 30 gennaio 1908

(3) 29 APPENDICE LtA VITA TUR8OLtENTA RmivioNoo HENbERsoN Non .c'era mai una grande varietà di frutta, ma al- la nostra tavola non mancavano mai le primizie della stagione. Uva, pere, aranci mandarini, mele divine, fragole annegate nel marsala o nel limone e zuccherate alla perfezione Non mi sono mai curato di domandare chi avesse in- segnato loro a fare il caffè. Perchè nelle serate liete marito e moglie se lo servivano a vicenda con un pro- fumo delizioso. Nelle ore piccine era un bevanda che inebriava. Più tardi, negli anni in cui si risale il fiume della vi- ta per rivivere delle 'giornate che ce l'hanno abbellita, ho fatto migliaia e migliaia di volte il caffè, senza ba- dare alla profusione, ma non sono mai riescito a dar- gli la fragariza del caffè delle cenette intime dei giorni gaudiosi. I nostri simposii si scioglievano con due dita di vi- no che ci versava Paolo. Mi stringeva la mano con degli scotimenti e mi diceva che mi aspettava a pranzo. — Addio, Emma. Vado avanti perchè ho sonno. E dieci minuti dopo si sentiva che russava come un bestione a cui fosse stato piantato male il coltello 1nel- la gola. La conversazione durante la cenetta era alimentata quasi tutta dalla mia eloquenza e dai fatti che avevo la abitudine di immagazzinare nella testa lungo le let- ture. Seguivo con -interesse i processi clamorosi, con- vinto fin d'allora che i delitti fossero il prodotto degli ambienti e delle anormalità fisiche. • Non avevo ancora imparato a cercarne le cause nei genitori o negli avi, ma capivo che il giuri composto di persone messe assieme dalla lotteria emetteva ver-

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