La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 1 - 16 gennaio 1908

30 alla strada coi miei occhi di birichino e co;ri la mia faccia che prometteva di diventare un discolo. Il solo "ricordo della mia fanciullezza è una specie di falan- stero di ragazzi, dove mi hanno insegnato a sillabare, a compitare e qualche volta a leggere. Non ho me- moria di condiscepoli che promettessero di salire per la scala di coloro che riescono qualcosa nella vita. Il solo individuo che lasciasse credere a un certo inge- gnaccio era il figlio di un negozialnte di granaglie in- socievole, brutale, capace di farsi largo a pugni. Vi- vacchiavo ladrando. Quando proprio non ne • potevo più tenevo dietro a un portatore di pane a domicilio e non lo abbandonavo che alleggerito di una o due michette. La mia voglia era sempre per il pane di lusso. Me lo sbocconcellavo come mia signorina paurosa di sporcarsi il davanti. Se potevo comperarmi due soldi di romanzo sui banchi dei librivendoli non stavo in forse. Una volta, anzi più di una volta, me lo sono preso anche senza i due soldi. In quel tempo non mettevo in dubbio che il romanzo fosse la bibbia del giovine. Mi interessava, mi snodava la lingua e spesso m'inghiottiva la giornata completamente. La prima donna che voleva fare di me un amante era al di là della trentina. Maritata, polposa, brunotta con una' voce grossa e mani con le pozzette delle signore che fanno niente. A guardarla bene aveva parecchie at- trattive che adescano gli uomini. I miei quindici anni erano il mio patrimonio. M'impennavo come una poi- ledra appena mi sentivo le dita addosso. Per baciarmi doveva tenermi lì soggiogato come quei gatti che sono sempre spaventati se si sentono le mani al dorso. Una volta la mia ribellio.ne le ha fatto venire i lucciconi agli occhi. Mi diceva che un giorno o l'altro avrei provato anch'io il dolore ché le piycuravo. Il suo uomo era un omaccione che pensava al forno Senza di lui la clientela non avrebbe avuto, il pane fresco alla mattina. Lavorava tutte le notti coi suoi tre uomini. Impastava, calcava, dava forma, metteva sulla pala, infornava, stava attento alla cuocitura, sgridava i- laz- zaroni che bon sapevano sbracciarsi e trattava me co- me un disutilaccio che poltriva senza sapere perché fossi al mondo. Io invece provavo una gioia indefini- bile a udire le sue prediche sdraiato sul fianco del ta-

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