Compagni! - anno I - n. 5 - 16 marzo 1919

UOMPAGNl/ 5 dano: dàlli al ladro! El riescono a scappare, mentre si arresta il derubato. «{,ì; i frutti deHa tena a chi la coltiva. A ciascuno il ,suo; il lavoro per tutti. Non più richci e poveri. Non più Ja,·o·ro .senza ri<poso,non più riposo !Senza lavoro. Ciò è fattiibile; sarebbe mcg.ldonon credere a nulla di <iuelloche credere che la giu8tizia non sia cosa possibile. Non occorre :Perciò che far buone leggi, il che aV\·errà <JU:1ndo i lavoratori cesseranno d 1 esserc "iug,annatidagli OZlOSi. « Da allora; credetelo, fratell'i, le fie;.c ed i meTcati ;;aranno migliori per chi produce i cereali e la carne e JtÌÌI abbondanti per tutti che non ai tempt dégli impera– tori e dei re. Giacchè ,alJo1'lt il l.lvoratore sarà forte e ben nutrito ed il lavoro sarit libero dalle imposte, dalle patenti e daJ:ledecime, che, come vedete hene, la grand~ • R,ivoluzione non ha co.lDJ)l.etamente portato via. « Voi lo vedete, adunque, o abitanti delle campagne, la causa dii Parigi è la. vostra ed -è per voi ch'essa. la– vora, lavor ando per l 'operaio. I generali che, in que!Sto mome nto, l' attacca.no, sotlo quelli che tradirono ··ra Fran– cia. I deputa.ti che nominaste senza conoscerli, vogliono ricondurre Enrico V. Se P.arigi cade, H giogo della. mi• seria resterà sul Yostro collo e iJ.)asseràsu quello dei vo– stri figli. Aiutatela dunque a trionfare e, qualunque cosa. avvenga, 1:amment.ate bene queste parole - gla.cchè vt saranno TiYoluzioninel mondo fino a che esse si.ano com• piute: Da terra al contadino, b'tttensile all'opera·io, •illa,. varo per tutti. « I LAVORATORIDI PARIG[l) • • LA PATRIA Noi siamo chiamati i traditori della patria. Padre Dante, che fu un eccellente misuratore di pene, colloca i traditori fra i peccatori peggiori e ri– serba loro i cerchi più stretti del suo Inferno e le pene più orribili. E' vero che anch'egli è incors<;> in qualche non lieYe errore giudiziario come può capitare a qua– lunque giudice civile o militare. Ma il suo codice è sempre un monumento di sapienza anc~e se è stato per caso da lui qualche yo]ta male applicato. DiYide dunque Dante i traditori in grandi catego– rie: così quelli contro il prossimo, quelli contro la patria e finalmente, ultimi e più detestabili, quelli contro dio. Lucifero sta nel ~entro come colui dal quale procede ogni lutto: traditore <li dio, del su~ dio! Ebbeòe, se oggi tornasse a.I mondo Dante, egli non giudicherebbe più Lucifero· con _ l'est~emo rigore nell<? abisso estremo. Dal nostro• cochce e scomparsa ogni •tracc-ia di quel delitto, un giorno tanto grave da auto– rizzare altri giudici a· giudizi ben più sommari di quelli degli attuali t~·ibuna:li . .E cla,_anniil 1:oeta della 1~~10va Italia ha lanciato all'aure 1 mno a Satana che s mse– rrna nelle scuole. Ha vinto il gran ribelle e non s'ac– ~endono più i roghi contr& i veri od i supposti suoi • seguaci. La rivoluzione borghese ha alfoattuto ~l dogma religioso. La riroluzione proletaria abbatterà il dogma pa• triottico e « "non ~-i., ,aranno più sotto il cielo - come dice il dantesco - poil11 di Barbousse - cose spavente• 'voli compiute da t1:enta m_ilio!li di uo~1ini che non le ,·oaliono ». Il dogma patnotlico non. e meno assurdo e ~ostruoso c1el dogma religioso. Le sue vittime sono anche più numerose. La ..religione cre_ata attorno al pennacchio militarista è altrettanto cattiva, altrettanto stupida, altrettanto _mal~·agia_ dell'a)tra. E sono milioni <rli uomini immolati sui suoi altan. 0 • :Ma, la patria? ci- si chied_e .. La patria? E' !ndefini– pilt: e mutevole c,ome_ indefimb1l_ee mutevole e la po· litica di yjolenza •e di strage clYessa trae seco. La pa– tria nel medio-eYo è Genm·a contro Venezia, è Siena co;tro Firenze. Del 70 sono l'Inghilterra - e l'Eu– ropa, si può dire -- che . assistono sod~isfatte. allo smembramento della Francia ment1:e,. s_oh Guglielmp Liebknecht e Augusto Bebel - socialisti - pagavano col carcere la generosa altissima protesta e la Comune insorgeva, E nel 1?18_son? l'~~1gh~lte_rra e _l'~urop'.1che reclamano col sacnfic10 d1 m1ho111 cli uommi la npara– zione cli un torto ch'esse stesse hanno lasciato impune– ~ 1 ente compiere sessantotto anni prima. La patria sono le folle nazionaliste italiane fanatizzate, che nel 1894 _ duce Crispi -- vogliono la guerra alla Francia, come r;.el 1915 - <luçe Salanclra -:- rngliono la g11err,1 bibr tecaginobianco ali' Austria. Sono gli sciovinisti francesi che, dopo Fa– choda, reclamano guerra all'Ingliilterra, quale la ne– mica peggiore, ed og gi proclamano la distruzione della; Germania. La patr.ia. .sono i gior_nali che dicono bianco oggi quello che iéri dicevano nero e viceversa. La pa• tria è il diritto per sè, 'l'iniquità per gli altri. Così, ba.sta mettere un'etich«tta patriottica a qualsiasi im– presa perchè essa divepti d'un tratto tabù: sacra ed indiscutibile ed è in ÌÌ.Òme dell'interesse della patria che si arrirn alle più strane inversioni della giustizia, della morale, della logica; che oggi si dimentica l'ieri e domani si dimenticherà l'oggi e òiventano posslbiH le più capricciose contraddiziorìi, a seconda che le vi– cende della politica nazionalista esigono piuttosto que– sto che quell'atteggiamento. E' così che per l'interesse, patriottico la democrazia è costretta a fidare sul tiranno e cla calunniare la rivoluzione. E' così che, in nome della patria, i rivoluzionari (? ?) fran'cesi plaudono al- 1 'intervento de1I'Intesa contro la· rivoluzione russa, in– tervento dest-i-r!'atosopratutto a sah-aguardare ai bor– ghesi francesi le cartelle del pres!.Ìto russo. E' così che i fautori 'della indipendenza delle patrie, a seconda che appartengono .a questo od a quel gruppo di belligeranti, mentre proclamano la necessità imprescindibile di ri– solvere taluni problemi nazionali, non esitano d'altra parte a farsi fautori di :ìltre conquiste e di altri im– perialismi. Questi rngliono abolire l'imperialismo in• glese per costituirYi qùello tedesco; quelli pretendono cli schiacciare la prepotenza kaiserista e non s'accor– gono che essi esercitano' eguale prepotenza dal canto loro. E gli uni e gli altri parlano in nome di astratte idealità e invocano il Diritto, la Giustizia. la Patria, l'Umanità, Dio, mentre effetti-ìramente ognuno agisce soltanto perchè mosso dagli interessi concreti delle mi– noranze capitalistiche dominanti. La liberazione delle patrie è un pretesto. Ognuno dei .belligeranti s'è posto sotto la propria protezione un gruppo di piccoli popoli ed è in nome di essi che pre:: tende di fare la guerra della' Giustizia. L'Intesa re– clama la libertà per gli alsaziani, per i lorenesi, per i polacchi, per i belgi, per i jùgoslavi, per i czeco• ,lovacehi, per gli italiani irredenti•. Gli Imperi Centrali invocano il diritto per gli irlandesi, per gli ucraini, per i popoli balti'ci, per gli egiziani, per gli indiani, per gli africani de~ nord e via dicendo. Questo e quel gruppo però si dimenticano che essi stessi sono /stati, in un modo o nell'altro, in questo o in quel tempo, fautori o propugnatori cli quelle il'lgiustizie per riparare le quali o_ggiP:ofondono danari ed uomini senza ritegno e senza nmors1. Tipico ;i questo. proposito, è il caso dell'Ar~

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