Compagni! - anno I - n. 5 - 16 marzo 1919

10 COMPAGNI/ Taylorismo e fatica Ai compagni operai 'I termini della questione son:q già noti. Si tratta 'della cosidetta organizzazione scientifica del lavoro, proposta e sostenuta dall'americano dott. Tay~o, e della q_uaiegià da molto tempo si discute. ' ùtfatti sull'argomento sono stati scritti libri, opu- scoli e articoli di riviste e di giornali. 1 Anche il nostro Avant_i ! si è largamente occupato della questione, pubblicando articoli pro e contro. • Il principio, in sostauza, su cui si basa il sistema detto taylorismo è questo: organizzare le varie opera– zio1ti in cui consiste il lavor~ dell'operaio, in. maniera clie ne risulti la minore perdita di tempo possibile, il minimo sforzo da parte dell'operaio. Coloro che parteggiano per l'introduzione di qU4.5to sistema nelle officine, nei laboratori,' 1tei cantieri, so– stengono cltc esso è !0mmamentc benefico per l'operaio stesso, sia dal p1mto di vista fisico clte da quello mo– rale, poicltè 1 si_affatica di meno e trova più interessante ed anclte più piacevole il suo lavoro quotidiano. Coloro clte la (l"vversano, affermano elle il taylorismo è Uffa forma di intensift,cazione di sfruttamento, danno– sissima agli operai sia fisicamente clte moralmente. . Finora alla disc11ssio11~, svoltasi, come dicevamo, con. articoli, co11 opuscoli, con libri ed anche co11!con/c– reme, lta11noparteggiato soltanto perso11e del campo_ tit– tellettuale, cultori di studi scientifici o di economia e quale/te volta anclte letterati. E' mancata, quasi del tutto, la voce dei maggiori interessati clte so110gli operai. Noi ci rivo~giamo ad essi per sapere - diretta– mente ,_ clze cosa ne pensano e mettiamo a loro dispo– sizione quale/te pagina della 11ostra, anzi della loro Ri– vista, pere/tè si animi e si i11te11sific!ti la discussione 11cl campo operaio, sul quale non v()gliamo menomament~ infl.uire esponendo più. largamente la q_uestione. Coloro clte no11 sono completamente al corre11te di essa, se ne informino dai compag11i clte la conoscono e ci mandillo, scritti nel modo più breve· e più cltiaro possibile, le loro i11lpressioni e i loro pareri, cercando di esprimere anclze, molto· co·ncisamente, le ragioni delle loro convinzio1à. E noi le verremo man mano pubblicaudo, poic!zè ci pare del massimo interesse che sia noto a tutti gli operai d'Italia ciò e/te essi stessi pensano su questo im– -porta 11tissimo argome11io, ancltc pere/tè tutti sappiano be.ne di e/te ·cosa si tratta, ove si debba, eventualmente, proce dere alla applicazione di tale sistema._ . Inviino, dunque, i compagni operai, alla redazto1te dei Compagni! il -loro pc11siero e noi saremo lietissimi di contribuire alla diffusùme deìlc idee e delle loro idee in proposito. LA REDAZIONE. 5tiopero gEnEralB Ed organizzazione ·d ·) classe Riproàuciaino, dan'opuscolo testè pubblicato dalla S0- cietà Tditrice «.Avanti!>> e intitolato : « Lo sciopero ge– nerale - n Partito. socia,li.sta e i Sind-acati», ii seguente capitolo per metterne in rilievo l'impotran::a e 11erchè i nostri. co111 pagni crl ·i si mpati::::anti operai lo discutano. Esso è scritto elci wui do1111a,elle non solo tutte le energie cousacrò all'attività. rivolu.~·ionaria, per raggiun– gere l'elei.:a::;ione del Proletariato, per conseg1ti1·e l'at– tuazione dell'Ideale socialista,, 1/1 ci, com li i lettori, sanno, diede cinch.e la 11ita quando credette che fosse giunto 'il momento di compiere l' 11lli1110sfor:o perchè a regime ;Jorgl l'lé fosse defì1titi1:r1111e11te rovesci-ato . .Ma sopratutto a t'c1:"a la gra.nde esperien.:a dC'i moi;i111enti del Proleta– rbato, qonosCH'a lr,, _pSi()Ologici delle masse, si -rendeva perfettamente conto delle fo1·ze in contrasto nella lotta ,J,i classe, co1wsc.ci; ,a 1wofondamente • secondo le teo1'ie mar,l/istt! l'influenza degli avrenimenti cconoinici sug~i Hivenimenti volii'ici. LA REDAZIONE. I. , !,".atteggiamento assunto sulla questione dell'orgauiz.– zazioue nei suoi rapporti 0011 il problema dello sciopero generale, da malti capi dei sindacati Si riduce ordinari-a– mente ·ad affermare: «noi non ,sfamo aucora abbastanz:a farli per .a,nischiarn UJU esperimento cle1le nostre forze <.'Osì ardlito come lo sciopero general<C ». Ora, questo crite– rio è inso;;tenibjle. :f.J impossibile, infatti, stabilire cou 11:u caJ.colo aritmetico in qual-e momento il proletariato <e sarà assni forte» per ,non impo.rta. quaie lotta. Trent'anni ad– dietro i f<inck1:catitedeschi contaYano 30.000 soci; numero che. eYidentemente , -secon do quella tale 5.-ca l di misura, non DC.""mdte\·a di _fiens:1.rc ad uno ,sciopero gene1·ale. Quin– dici 2,nui più tardi, i ;,;inda cati erano otto Yol-te più fQrit: 2:37.000 Roei. Eppure, ,e allora si fosse domandato !ai ca,pi dei snidacàti se l'orga·nizì'!azione clt>I 11roletariato fof'se ormni matura per uno sciopero gener.1lc', es~i ,n-rebbcl"O risposto sicuramente elle essa ,ne era ben lontana e elle b1bliotecaginobian 1 co bisognaYa. nu;r,itutto che si conta.s·e·ro a milioni gli oper,1i orgarnizz:ati. Oggi i Jayoratori organizzati sono quasi duo m:Hioni, ma l'OJ)hli·one dei ca1)i è sempre la stessa: evi• dent,ernoote, dò può durare sino aJl'infiuito. Si suppone tacitamente che soltanto quando tutta la dl:asse operaia <'!ella Gerro,•111ia,sino all'ultimo uomo ed all'ultima dori<JL.'l, &1rà entrata uell'organizz.azionc, sol– tanto .allora sarì1 abba.stan7.a forte per arrisclliare un~a~ zione di m:issa; è d'altronde ,probabile che allora Si sco– prirà, secondo la vecchia forrnu1a, c:he tale azione. è <e su- J.)€'rflua>>. , ì\fa que,st-.1 teor<ia è adcbirittura uto1)istica; ])N la semplice ragione ch'essa soffre di una. contraddizione in– te.rna e che si aggira :in un circolo vizioso. Prima di pc,– tersi rancfa1'() in qualche lotta diretta di classe, gli ope- 1-.aidovrebbero essere tutti organizzati.. Ma le circos-tauze, le condJzioni clel1'ern1uz,ioue capitalistica e dello Stato ,borghese fanno sì, che nel corso «normale)) delle co&•, senza \"iolentc lo<tfo di claM&-e,certe categorie - e, vNa– mente, le categorie più im11ortantJ. le infNiori. le 1)iù schi acciate dal c apitale e dallo Stato - non possono es- sere orgònizza.ue . , D 'altra .parte, i sindacati, come tutte le altre organiz. z. az.ioni di l otta del proret.arjato, non possono mantcnerRi e d111-a.re 13ltr:ime!llti che nella 1otta e per qùesto 11011 si: d cve inte11 dc1-c la guerra dei topi e d<'lle r:1noccb ie nelle acque stagnanti drl_pcriodo pnrlanient::ire horgllesc. bensì periodi di lotte in massa. Y.iolentc e riYo]u_:,;ionari<:>. L:1· concezione s.tel'eotipata., buroc1·atica e mccc·anica, yuolc cl1e la lGtta. sfa solamente un prodotto dell'organizza;,;ione giunta ad un certo liYello della sua forza. r.;e,·oluziono dialettica vfrente fa, al oont.rario, nascere l'organizza– z.ione come 1rn prO'dotto della lotta. :Noi abbi:.'lmo g-iil wduto un esempio grandioso di que– sto fatto in Ru,ssia, OYe 1m l)l'Olet.•niat-0 quasi per niente orgnl);jzz:1to in mi mino e mezzo di t·empei-tol"e lotte riYo– luziona r'ic ,si è C'l'~ato un11 Yasta rete cnstituzioni. 'Cn altro ,e;sempio ci è dato dalla f<teSf'a sfori-a dei f>indaooti tedeschi. Kcl 1878, il numero degli orga11izzati era cli :;0.00.1. E:econ(lo la tcorirt"".d<'i:li attuali capi cki sincfacat i, qu<'ll:1 oi-ganizz.azi<me <'i-a ben lungi flali'·ei-serc « abbastanza forte l> per intr:1prcnd'?.rc una Yiolenta lotta. politica. Ep.

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