Classe - n. 7 - luglio 1973

per valutare in quale rapporto la FIOM e i suoi atuv1st1 si trovavano con la realtà operaia nella fabbrica. La FIOM infatti di fronte alla situazione estremamente esplosiva provocata dal problema delle 52 ore, tenta di promuovere un'azione con i suoi quadri tradizionali e di legare alle 52 ore tutta la sua piattaforma rivendicativ a; ma fallisce, e misura su questo fallimento i diaframmi che impediscono un suo reinserimento reale nell'azienda anche in presenza dei presupposti per una azione di lotta. L'azione antisciopero di fatto svolta da alcuni operai iscritti tradizionalmente alla FIOM o ai partiti di classe, la maggior disponibilità alla lotta nei reparti in cui non esistevano contatti, erano dei chiari sintomi, che si aggiungevano a quelle già indicate, della non disponibilità delle forze giovani a lavorare in contatto con il sindacato, della inadeguatezza dei quadri e delle strutture organizzative della FIOM nei confronti della realtà della classe operaia FIAT. Per instaurare un nuovo rapporto con le giovani forze operaie diventava quindi necessario per la FIOM da un lato rinnovare la propria struttura organizzativa in modo tale che questa si identificasse con l'organizzazione operaia in fabbrica, e dall'altro ricercare un nuovo metodo di elaborazione e di lavoro politico che si fondasse su un continuo diretto contatto con gli operai. Ci pare di poter affermare che soltanto da una azione combinata in tutte e due le direzioni poteva veramente essere innestato un processo reale e profondo attraverso il quale maturasse alla FIAT una lotta che, raccogliendo tutto il potenziale politico insito nella crisi della tradizionale linea paternalistica e discriminatoria della Direzione aziendale, potesse assumere una funzione di avanguardia in un'azione sindacale non subalterna rispetto alle esigenze dello sviluppo capitalistico. C'erano infatti due modi di concepire la lotta alla FIAT, che er;no poi il riflesso delle due diverse linee che abbiamo individuato sulla contrattazione articolata. Il primo vedeva l'importanza della lotta nell'azienda degli Agnelli in termini di peso quantitativo che la classe operaia FIAT poteva aggiungere al movimento nel suo complesso, nel quadro della strategia maggioritaria del sindacato; il secondo, individuando nella situazione FIAT lo stadio più avanzato della sviluppo capitalistico italiano, voleva promuovere forme e contenuti di lotta che rispondessero alla esigenza di contestare politicamente quel tipo di sviluppo capitalistico e i suoi riflessi sulla condizione operaia: il che significava che l'entrata in scena 367 Biblioteca Gino Bianco

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