Classe - n. 7 - luglio 1973

cioè del premio generale di stabilimento, sottolineandone invece il rischio d'aziendalismo, ma che - fatto molto più grave - non capl la portata politica dell'organizzazione operaia interna alla Fiat, in grado di controllare e quindi modificare l'organizzazione produttiva dell'azienda 3 • La sottovalutazione delle lotte articolate aziendali da parte della CGIL e la contemporanea linea sindacale che puntava tutto su lotte generiche, esterne alla fabbrica, che coinvolgessero tutto il paese, proprio nel momento in cui il padronato, grazie alla situazione politica a lui favorevole, portava l'attacco all'organizzazione operaia quale si era strutturata nelle fabbriche dopo la Liberazione, indebolirono fortemente il movimento classista alla Fiat. Emilio Pugno, atruale segretario della CdL di Torino e fino al '55 operaio Fiat, ricorda come uno dei motivi della sconfitta fu proprio la linea sindacale che, intorno agli anni '50, troncò tutte le lotte aziendali torinesi per convogliarle nelle lotte perequative che si stavano svolgendo nel paese. In questo modo si lasciò un grosso spazio al padrone per colpire dentro la fabbrica l'organizzazione operaia classista e per far procedere indisturbati i piani di riorganizzazione capitalistica del lavoro. Inoltre, alla fine del '51 e nel <:orso del '52, sopravvenne una crisi dell'industria automobilistica, che toccò la Fiat in un momento delicato, in cui essa non aveva ancora terminato d'impostare nuovi programmi di sviluppo produttivo e non poteva più contare sullo sfruttamento indiscriminato del mercato esistente attraverso tipi di vetture ormai invecchiati: proprio in questo momento la CGIL diede un'indicazione politica che possiamo ora giudicare completamente errata. Infatti la « Conferenza Economica per la ripresa produttiva della Fiat », organizzata nel '53 dalla CGIL , si tenne all'insegna del « lancio della vetturetta », che era poi la proposta di produrre su larga scala un tipo di vettura utilitaria di nuova impostazione; una vettura da vendersi a basso prezzo a un nuovo tipo di utenti. Un limite molto grosso di questa indicazione stava nel fatto che si trattava di una linea di precorrimento di indirizzi produttivi già presenti negli stessi programmi di sviluppo del monopolio FIAT, il quale prevedeva però ritmi e tempi diversi e preferiva affrontare la crisi con il comodo ripiego delle commesse militari dello Stato (era l'epoca della « congiuntura coreana») rimandando l'obiettivo della « vetturetta », che sarebbe poi stata la « 600 », a tempi più propizi. Biblioteca Gino Bianco 353

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