nerale, in cui si ristabilissero rapporti d'unità con gli altri sindacati e si verificasse una ripresa del movimento rivendicativo in tutte le altre aziende, sarebbe potuto derivare un diverso rapporto di forze all'interno della Fiat 1 • Questo naturalmente non doveva però voler dire che bisognava attendere un atto risolutore dall'esterno e che · non era necessario rivedere la propria politica all'interno della grande azienda automobilistica; infatti il mutamento nel rapporto di forze tra operai e padrone alla Fiat, che da estremamente favorevole agli operai negli anni immediatamente successivi alla Liberazione si era del tutto capovolto nella prima metà degli anni '50, non dipendeva soltanto dalla situazione politica generale che aveva permesso la sconfitta del Fronte popolare e la scissione sindacale. C'erano stati anche dei grossi errori nella stessa linea sindacale, errori che pesarono meno nelle situazioni economicamente e capitalisticamente poco sviluppate, ma che incisero invece profondamente sulla realtà FIAT, cioè su una delle situazioni più avanzate e più dinamiche del capitalismo. Vi era alla Fiat negli anni '45-'49 una forte carica di lotta che si esprimeva in numerosi e combattivi scioperi aziendali e in un'organizzazione - i Commissari di reparto - che garantiva una direzione e programmazione operaia della agitazione: espressione di questa forza operaia fu il famoso sciopero del '49 che per tre mesi, con l'applicazione di un tipo di lotta detta di « non collaborazione », sconvolse i piani produttivi della Fiat e ottenne l'istituzione del superpremio, ovvero del premio generale di stabilimento. • L'importanza di questa lotta è costituita sia dal fatto che, con l 'istituzione di questo premio, la classe operaia aveva per la prima volta affermato il principio per cui doveva essere introdotta una voce del salario che aumentasse con lo sviluppo della produzione e con il progredire del rendimento del lavoro 2 ; sia dal tipo di agitazione e di direzione dell'agitazione stessa che si era attuato . Si effettuarono infatti per tutti e tre i mesi degli scioperi articolati « a scacchiera » di un'ora o più al giorno, la cui organizzazione era af!idata ai commissari di reparto e ai membri di CI che ogni mattino predisponevano il piano e gli orari delle varie fermate dei reparti. Nonostante questa lotta si concludesse con notevole successo, essa già conteneva i germi delle future sconfitte, in quanto rimase completamente isolata dal resto del movimento rivendicativo nazionale, che non soltanto sottovalutò l'importanza del nuovo istituto, 352 Biblioteca Gino Bianco
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