Classe - n. 7 - luglio 1973

a passare senza toccare nulla, sotto il tiro delle armi operaie e partigiane. La classe operaia valdagnese, tradizionalmente poco organizzata nelle forme di una politica di classe, durante il fascismo, anche e soprattutto per costrizioni di carattere generale, vide accentuati i caratteri che l'avevano fatta cosi diversa e particolare. Esistevano, è vero, delle forme minime di collegamento politico, ma erano per lo più ridotte a rapporti inter-individuali, tra poche persone che si conoscevano da tempo, che avevano le stesse idee e che al massimo cercavano di trovare nuovi simpatizzanti, se non proprio dei militanti. Tutto questo si svolgeva fra l'altro nella più completa clandestinità, con sotterfugi e piccoli trucchi per non farsi scoprire"' . Gli unici momenti che acquistavano un aspetto più allargato, quasi di massa, erano gli incontri tradizionali che avvenivano al passo dello Zovo con gli operai di Schio, con caratteristiche però più culturali-folkloristiche che strettamente politiche 91 • In tutto ciò emerge un aspetto di fondo di tipo spontaneistico, una totale incapacità ad arrivare ad una vera e propria organizzazione. Questo, se aveva un alibi giustificativo durante i tempi bui del fascismo, non si spiega poi negli anni dopo la Liberazione, fino al momento attuale. Ma questo è un problema che non si può risolvere se non collegandolo ad un più vasto insieme di condizionamenti, di carattere strutturale e sovrastrutturale insieme, aggravati dalle specifiche condizioni dell'intera comunità valdagnese. Con la fine della guerra, il «Bollettino» riprende l'attività interrotta nel 1943 e comincia a pubblicare una rubrica della Commissione Interna. Si possono cosl seguire, più sistematicamente, anche se vagliate ed epurate dalle formule spesso neutrali e vaghe dei commentatori , le vicende delle rappresentative operaie all'interno del Lanificio. Dall'analisi di tali rapporti, è possibile però derivare alcuni precisi giudizi di fondo sull'attività e le funzioni di quest'organo che, sotto l'apparente esigenza di porsi come rappresentanza obiettiva degli interessi operai, sembra in effetti essere più un tramite di giunzione fra Marzotto e gli operai, cercando sovente di scusare e giustificare il comportamento padronale. Il primo « Bollettino» in cui appare questa nuova rubrica è quello del maggio '46, in cui la Commissione dà ragione dell'attività del primo anno di lavoro. Dapprima spiega come la Commissione, nei primi tempi dopo la Liberazione, « si è assunta volontariamente compiti che esulavano completamente dalle sue mansioni, ma in certo qual senso le venivano imposti dalle circostanze, essendo essa l'unico 343 Biblioteca Gino Bianco

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