di assorbirsi la Montecatini, con la quale precedentemente era stata in guerra sia come produttrice di energia elettrica (di cui la Montecatini era grande utilizzatrice) che come la seconda impresa chimica d'Italia ; fondersi con la Montecatini e rovinarla con due anni di finanza allegra ed irresponsabile fu tutt'uno, e la Montedison divenne ad un tempo, il grande malato d'Italia al cui capezzale si tesseva una rete di alleanze più politiche che economiche, e il centro di un nuovo equilibrio di potere, il polo lombardo contrapposto a quello torinese. Il caso Montedison illustra bene il vecchio ed il nuovo dell'assetto proprietario italiano in questi anni. Il nuovo: la presenza, addirittura con posizioni di controllo, del capitale pubblico; l'emarginazione o l'eliminazione di quel capitalismo lombardo confindu- · striale che per tutti gli anni '50 aveva fatto il bello ed il cattivo tempo nel gran capitale italiano: Falck, Borletti, Valerio sono spariti, mentre la Bastogi e la Centrale sembrano ridimensionate. Ma questa è piuttosto l'apparenza; tralasciando il capitale di Stato, su cui torneremo più in dettaglio dopo, attorno alla Montedison si sono ricostruiti, e potenziati, i vecchi rappo~ti: Pesenti con le sue banche ed assicurazioni, il Banco Ambrosiano con i suoi traffici ed imbrogli, il gruppo Bonomi-Bolchini con le sue case e industrie, il gruppo Monti: ecco il « volto nuovo» del capitalismo italiano che assomiglia, sorprendentemente, a quello di sempre. La nazionalizzazione dell'industria elettrica, e tutta la redistribuzione delle carte che è seguita, ha reso il capitale italiano ancora più monolitico, intrecciato, rigido: e non c'è da stupirsi, infatti chi dava le carte erano gli stessi che, da sempre, le avevano tenute in mano. Certo, ci sono dei nomi nuovi, i Monti ad esempio, i Rovelli, i Bonomi-Bolchini, tutti legati, per una ragione o l 'altra, a doppio o triplo filo a Celis; il Banco Ambrosiano, nuovo astro della finanza milanese, se da un lato sembra fungere da trait-d'union fra la chimica, la speculazione edilizia, le finanziarie, le scalate alle banche ecc., dall'altro sembra inseguire l'obiettivo di costruirsi un im- • pero finanziario simile a quello delle banche pre-'29. Se confrontiamo la mappa del grande capitale nel '71 con quella, disegnata da Ragozzino nel '69 19 , vediamo che i nomi che contano oggi sono molto meno. Infatti Sindona, malioso da parte americana (la Gulf and Western, il conglomerato «padrino» di Sindona, è spesso ricordato nelle inchieste su « Cosa Nostra ») e liquidatore dei beni del_Vaticano, ha praticamente fallito tutti i suoi obiettivi di 30 Biblioteca Gino Bianco
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