resistenza era considerata la causa principale della sconfitta in una battaglia che la spontaneità operaia aveva dimostrato di saper suscitare e gestire ma non vincere. Pertanto nella riunione del 16 settembre presso la Federazione delle arti meccaniche, l'ordine del giorno del tipografo Dell'Avalle che, al primo punto, destinava lire 7.000 a fondo di resistenza, riassumeva al punto 4 i compiti immediati che gli operai meccanici si dovevano proporre : L'Assemblea si costituisce sin d'ora in comitato provvisorio per la costi~ tuzione della Lega di resistenza tra gli operai addetti agli opifici metallurgici, e passa alla nomina di una commissione provvisoria per formulare lo Statuto della nuova società e procedere alle pratiche definitive per la sua costituzione 91 • La Lega di resistenza fra le arti metallurgiche risultava il 25 settembre 1891 aderente ed ammessa alla costituenda Camera del Lavoro di Milano 92 • 7. I commenti della stampa allo sciopero dei meccanici: « Il Secolo », il « Corriere della Sera » e « L'Osservatore cattolico ». « Il Secolo », l 'organo della democrazia radicale, allora il più importante quotidiano milanese, afferma di assumere una posizione di equidistanza, imponendosi di esporre « imparzialmente » le ragioni di una parte e dell'altra affinché i milanesi possano farsi un concetto esatto della questione 93 • Da una parte gli industriali « avevano creduto di poter dare un immenso sviluppo alla lavorazione meccanica» che invece fu rovinata « da una cattiva politica ». Per risolvere il problema della disoccupazione fecero pressioni per mezzo di deputati e ministri per avere commissioni e andarono « a cercar lavoro anche fuori casa » confidando « nella manodopera a buon mercato»; dall'altra i lavoratori per i quali il cottimo « una volta» rappresentava la giornata media, più un guadagno sicuro e notevole, mentre « poco a poco, perdette i suoi vantaggi perché venne dato a prezzi cosl scarsi che a mala pena i più laboriosi riuscivano a ritrarne un compenso uguale alla più meschina giornata» 94 • La soluzione più equa si sarebbe avuta con l'isolare gli « intransigenti » di ambo le parti per arrivare ad una composizione del conflitto che vedesse gli industriali rinunciare « a certi regolamenti che nell'applicazione si risolvono in angherie e devono essere modificati » e Bibl rciltca Gino Bianco
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