Classe - n. 7 - luglio 1973

arrestarono presso il Dazio di Porta Tenaglia. Poichl! da più parti si gridava: « Molla, molla! ,., le guardie « spararono 15 o 16 colpi di rivoltella e non sempre in aria » "'. Atterrita dagli spari, la folla fuggl senza reagire, permettendo che l'arrestato fosse condotto a spinte nella caserma di San Simpliciano. Anche alcuni cittadini che commentavano il fatto animatamente, vennero arrestati. Il panettiere Vincenzo Ronzoni di Monza, detto Mazzini, gettatosi a terra venne brutalmente trascinato per un lungo tratto di strada e picchiato. L'altro arrestato era un tappezziere di Lodi, Perigoni Giuseppe. Dopo i fatti di via San Simpliciano, parte degli scioperanti si riunirono verso le 20 in via San Paolo per recarsi a protestare sotto la redazione del giornale « L'Italia ». La colonna venne fermata all'imbocco di via Soncino Merati da un « picchetto di bersaglieri e da molti agenti in divisa e in borghese giunti dalla Questura Centrale » 71 • Ci furono degli arresti. La stessa folla, con altri gruppi sopravvenuti, si riunl in via Pietro Verri presso la sede del « Corriere della sera » scandendo contro il giornale lo slogan: « Abbasso l'organo degli oppressori » 72 • 6 settembre. - Un tentativo effettuato dall'assessore comunale Fano di mediare fra le parti contendenti non riusci. Gli industriali si mantennero fermi sulla negativa. Anzi, nel pomeriggio, gli stessi che avevano sottoscritto la lettera inviata alla Commissione, si riunirono per concordare la riapertura degli stabilimenti per il giorno 9 se la metà degli operai fosse ritornata al lavoro « alle condizioni di prima » 73 • Nel sesto comizio all'Arena, benché la solidarietà attorno ai meccanici fosse mo!to forte anche da parte di organizzazioni operaie straniere, si cominciò a parlare di « dignitosa ritirata» 74 • L'al ternativa che veniva proposta era lo sciopero generale giudicato non praticabile da autorevoli membri della Commissione, quali Turati e Gnocchi Viani, per « l 'imperante disorganizzazione » 75 delle forze operaie. 7 settembre. - Nel settimo comizio la voce di abbandono della lotta da parte dei lavoratori dell' « Elvetica », smentita dagli stessi operai , i quali tolsero il mandato al loro rappresentante che aveva diffuso la notizia, fu un segno evidente di una situazione che stava deteriorandosi. La stessa « rivelazione », dimostratasi poi infondata, fatta da un membro della Commissione - il Moruzzi - di aver saputo che gli industriali sta~ano per prendere la decisione se riceBibiiJ?: ca Gino Bianco

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