Classe - n. 7 - luglio 1973

pienamente appoggiata dal PCI, è debole proprio da questo punto di vista: è impossibile opporsi alla prospettiva del « blocco » soltanto per impedire forme di serrata , come se queste derivassero unicamente da certe « tecniche » di lotta, e non fossero decisioni politiche, dipendenti da analisi ben più generali della situazione dello scontro di classe. Altrettanto impossibile rifiutare forme di esasperazione della lotta in base ad obiettivi e parametri politici ormai di fatto saltati: evitare l' « isolamento » dei chimici, impostare « socialmente » la lotta sul rapporto con la classe operaia degli altri settori, i contadini, gli studenti. Il recupero di questa impostazione non poteva ormai più essere compreso nei limiti del rinnovo contrattuale . Soprattutto non poteva più essere recuperata la contestualità tra rinnovo contrattuale e battaglia sull'assetto complessivo del settore chimico. Questo discorso, come già abbiamo visto, era rifiutato dalla UIL fino ai gruppi: su questa linea il discorso si riduceva, da una parte, all'adagio « i sindacati non devono far politica, la politica divide», dall'altr a alla ripetizione schizofrenica della propria verginità «istituzionale»: non ce ne viene in tasca nulla che la Montedison faccia parte delle Partecipazioni Statali (per es., « Avanguardia Operaia» in un volantino del 19-11-1972 interpretava in guisa cosl lungimirante il discorso sulla crisi, Io sviluppo, l'assetto societario, ecc. del settore). Lo scontro sulle forme di lotta, che nasconde, come abbiamo visto, divisioni ben più sostanziali sugli obiettivi, sulla piattaforma, sul ruolo stesso dell'azione sindacale, determina la crisi del Consiglio stesso. Le ragioni di tali crisi « vengono da lontano» . Il problema della costruzione del Consiglio in un settore come quello chimico era stato appena affrontato nell'imminenza del rinnovo contrattuale. A livello nazionale, il discorso sul Consiglio si è sempre risolto in un appello alla generalizzazione delle esperienze « pilota » metalmeccaniche . In una realtà come quella del Petrolchimico, integrazione produttiva , mobilità del lavoro, ristruttu razione, rendono del tutto vaghi concetti come reparto, delegati di reparto, gruppo omogeneo, ecc. Bisognava cominciare col definire nuove forme di aggregazione in base ai processi reali di ristrutturazione, in base anche all'importanza politica dei vari settori del ciclo, che è profondamente e strutturalmente suddiviso al suo interno, dal punto di vista della composizione organica, della struttura occupazionale, delle condizioni di lavoro. Bisognava altresl garantire forme di rappresentanza estremamente più dinamiche di quelle esistenti in altri settori , data la fortissima mobilità del lavoro, la politica dei 239 Biblioteca Gino Bianco

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