Classe - n. 7 - luglio 1973

di classe che le stesse questioni di occupazione, che si andavano drammaticamente ponendo, non erano né affrontabili né tantomeno risolvibili in assenza di questi collegamenti e di questa strategia unitaria. Questa assenza renderà a poco a poco « incredibili » gli stessi obiettivi sulla riduzione di orario. È naturale che in questa situazione le spinte per una soluzione « aziendale » delle forme di lott a e di agitazione trovassero spazio. Tra luglio e settembre la discussione sulle forme di lotta occupa quasi per intero l'esecutivo e le segreterie provinciali. Ritornano con forza ancora maggiore le accuse di mancata « generalizzazione », i discorsi sull'« arretratezza» del movimento al Sud, gli attacchi alle stesse organizzazioni orizzontali che non vogliono fare della vertenza lo scontro di Porto Marghera. Le responsabilità delle organizzazioni orizzontali sono ben più gravi di non aver lanciato l'« ultimatum»: esse non riescono ad operare alcun collegamento politico intorno alla lotta per il rinnovo, non intervengono sul merito della piattaforma, e si limiteranno , anche nella stretta finale, ad evitare il peggio. L'articolazione della lotta giunge al massimo di asprezza nel settembre. Un tentativo di applicare la riduzione di orario richiesta, come forma di articolazione, non riesce. Nella commissione che avrebbe dovuto apprestare questo programma di lotta vi erano quadri di « Potere Operaio », che spingevano per questa forma. In effetti, essa incontra le difficoltà oggettive di turnazione e di analisi del ciclo implicite nella piattaforma stessa. L'articolazione che viene adottata è analoga a quella del 1969: blocco alternato impianti a monte-impianti a valle. Ma la sua applicazione è più rigida e generalizzata. Questa volta si fermano anche gli AC e i CV. Nel '69 si fermava il solo CS, mentre gli altri potevano andare al minimo per un certo numero di giorni. Il cuore del Petrolchimico 2, il TDI, viene anche fermato, malgrado i ricatti e le minacce della direzione. Questa articolazione della lotta dimostra senz'altro un'alta capacità di intervento e un ampio controllo del ciclo: molti impianti vengono fermati per la prima volta, il numero dei comandati viene in larga misura deciso dagli organismi dei delegati. Il mito" del reparto modello, immune dalla lotta (l'ideologia del Petrolchimico 2) è clamorosamente battuto. E si tratta di impianti dove il rapporto investimenti/ addetto si avvicina al miliardo, e sui quali ruoterà l'inter a organizzazione del polo chimico di Marghera (oltre 500.000 t. annue di etilene previste entro il '77, ristrutturazione delle produzioni di fertilizzanti e di fibre sinteti237 Biblioteca Gino Bianco

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